7-Unberto Agnelli (1934-2004)

Genitori

Padre: Edoardo Agnelli

Madre: Virginia Bourbon Del Monte di San Faustino

Fratelli & Sorelle 6

Sorella: Clara Jeanne Agnelli

Fratello: Giovanni Agnelli

Sorella: Susanna "Suni" Agnelli

Sorella: Maria Sole Agnelli

Sorella Cristiana Agnelli

Fratello: Giorgio Agnelli

Marito

1 Moglie Antonella Bechi Piaggio (1938-1999)

2 Moglie Allegra Caracciolo (1945)

Figli 5

1 Figlio di Umberto: Alberto (1962-1962)

2 Figlio di Umberto: Enrico (1962-1962)

3 Figlio di Umberto: Giovanni Alberto (1964-1997)

4 Figlio di Umberto: Andrea (1975)

5 Figlia di Umberto: Anna (1978)

Nipoti 4

Virginia Asya (1997)

Baya (2005)

Giacomo Dai (2011)

Livia Stein (2017)

Tabella Albero Geneologico

Unberto Agnelli (1934-2004)

1 Moglie Antonella Bechi Piaggio (1938-1999)

1-Figlio

Alberto (1962-1962)

2-Figlio

Enrico (1962-1962)

3-Figlio

Giovanni Alberto (1964-1997)

Moglie di Giovanni Alberto: Frances Avery Howe (1965)

1 Figlia:Virginia Asya (1997)

2 Moglie Allegra Caracciolo (1945)

4-Figlio

Andrea (1975)

1-Moglie di Andrea: Emma Winter (1977)

1 Figlia: Baya (2005)

2 Figlia: Giacomo Dai (2011)

2-Moglie di Andrea: Deniz Akalin (1983)

3 Figlia: Livia Stein (2017)

5-Figlia

Anna (1978)

Umberto Agnelli è stato un imprenditore, dirigente sportivo e politico italiano.
Nascita1 novembre 1934, Torino
Morte27 maggio 2004, Torino
ConiugeAllegra Caracciolo (s. 1974–2004), Antonella Bechi Piaggio (s. 1959–1974)
Umberto Agnelli
Umberto Agnelli (1970) - CROP (2).jpg
Umberto Agnelli (1970)

Senatore della Repubblica Italiana
Legislature VII
Gruppo
parlamentare
Democratico Cristiano
Circoscrizione Roma VIII
Incarichi parlamentari
  • Membro della 3ª Commissione permanente (Affari esteri) dal 27 settembre 1978 al 19 giugno 1979
  • Membro della 5ª Commissione permanente (Bilancio) dal 27 luglio 1976 al 26 settembre 1978
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politico Democrazia Cristiana
Titolo di studio Laurea in Legge
Università Università degli Studi di Catania
Professione Imprenditore

Biografia

Umberto Agnelli (a destra) con il fratello Gianni, 1965

Ultimo di sette fratelli, era figlio di Edoardo Agnelli e di Virginia Bourbon del Monte di San Faustino. Orfano di padre (morto in un incidente aereo) ad appena un anno, perse la madre - vittima di un sinistro automobilistico - all'età di undici; il fratello Gianni, maggiore di tredici anni, capofamiglia designato, sarà per lui come un padre. Svolse il servizio militare presso la Scuola di Applicazione di Cavalleria di Pinerolo, come il fratello Gianni e il nonno.[2] Laureatosi in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Catania, Umberto divenne a meno di ventitré anni presidente della Juventus e nel 1959 venne eletto presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio.

Impegnato a lungo nel processo di ristrutturazione della FIAT, con la contestuale apertura verso capitali e mercati esteri, Agnelli e famiglia figuravano al 278º posto nella classifica del periodico Forbes (2003) degli uomini più ricchi del mondo, con un patrimonio netto stimato attorno agli 1,5 miliardi di dollari. Subentrò alla presidenza della FIAT il 28 febbraio 2003, subito dopo la morte del fratello Giovanni, che aveva affiancato a lungo nella conduzione della casa automobilistica torinese anche se costretto spesso a restare in panchina per i giochi del potere finanziario. Rispetto al passato decise di cambiare strategia concentrando tutte le risorse Fiat nell'auto e ricorrendo ad un manager esterno, Giuseppe Morchio, a cui affidare la guida dell'azienda.

Negli anni settanta, Agnelli fu senatore della Repubblica nelle file della Democrazia Cristiana. Come alto dirigente della FIAT ebbe a lungo il controllo su primarie imprese editoriali e sulla società calcistica torinese della Juventus.

Eletto da una giunta di soci, tra cui il fratello Gianni, presidente del club nel 1955 – divenendo il più giovane ad assumere la massima carica dirigenziale nella storia del club, ad appena ventidue anni –, la sua gestione presidenziale venne caratterizzata dagli acquisti di giocatori di rilievo, quali John Charles e Omar Sívori, decisivi per la conquista di tre campionati di Serie A e due coppe nazionali consecutive dal 1958 al 1961. Dopo aver lasciato il ruolo presidenziale nel 1962, rimase legato ai colori bianconeri. Trent'anni dopo, nel 1994, rilevò le attività dirigenziali svolte in precedenza dall'Avvocato, esercitando una maggiore influenza sul club in qualità di presidente onorario durante il decennio seguente, periodo in cui i bianconeri vinsero altri cinque titoli di campione d'Italia, un'altra Coppa Italia, quattro Supercoppe italiane, una Coppa Intercontinentale, una Champions League, una Coppa Intertoto dell'UEFA e una Supercoppa europea, per un totale di 19 trofei ufficiali in 18 anni.[5] In virtù ai successi sportivi ottenuti nel corso della carriera sportiva dirigenziale, è stato introdotto alla memoria congiuntamente dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) e dalla Fondazione Museo del calcio di Coverciano nella Hall of Fame del calcio italiano nel 2015.

Affetto da carcinoma polmonare, trascorse gli ultimi giorni assistito dalla moglie e dai due figli nella sua residenza della Mandria, nel territorio di Venaria Reale, dove si spense il 27 maggio 2004, solamente 15 giorni prima del nipote Egon von Fürstenberg, che morì l'11 giugno successivo. La sua ultima comparsa in pubblico era avvenuta il 26 aprile dello stesso anno, quando era stata conferita alla moglie Allegra una laurea ad honorem in Veterinaria dall'Università degli Studi di Torino; l'aggravarsi delle sue condizioni di salute gli impedì però di presenziare all'assemblea degli azionisti della società torinese.

Matrimoni e discendenza

Umberto si sposò due volte: una prima con Antonella Bechi Piaggio (proveniente dalla famiglia d'imprenditori che ha ideato lo scooter Vespa) e una seconda con Allegra Caracciolo, cugina di Marella Caracciolo, moglie di Giovanni Agnelli. Curiosamente Antonella Bechi Piaggio si risposerà con un lontano parente materno di Allegra Caracciolo, Uberto Visconti di Modrone. A Torino, Umberto e Allegra vivevano nella residenza "I Roveri" all'interno del parco La Mandria.

  • dalla prima moglie, Antonella, Umberto ebbe:
    • due gemelli (Alberto e Enrico), nati nel luglio 1962 e vissuti pochissimi giorni;
    • Giovanni Alberto, detto Giovannino, morto di tumore nel 1997.
  • dalla seconda moglie, Allegra, Umberto ebbe un figlio e una figlia:

Onorificenze

Grande Ufficiale Ordine al merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria Grande Ufficiale Ordine al merito della Repubblica Italiana
  — Roma, 2 giugno 1972. Su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri.
Cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia)
   

Nella cultura di massa

È citato, insieme a suo fratello Gianni (definito semplicemente "Avvocato Agnelli") ed a sua sorella Susanna, nella canzone Nuntereggae più di Rino Gaetano. Susanna Agnelli, all'epoca senatrice del PRI, intervistata in una puntata di Bontà loro da Maurizio Costanzo (citato anche lui nel testo della stessa canzone), difese la liceità del giovane artista ad esprimersi come voleva; Costanzo, dal canto suo, non la vedeva allo stesso modo e mise in dubbio il valore artistico del pezzo.

Antonella Bechi Piaggio

Prima moglie di Umberto Agnelli

Antonella Bechi Piaggio e Umberto Agnelli nel 1960

Era figlia del tenente colonnello dei paracadutisti Alberto Bechi Luserna, comandante del IV battaglione del 187º Reggimento paracadutisti "Folgore", e poi comandante interinale del reggimento, ad El Alamein, caduto tragicamente il 10 settembre 1943, in Sardegna, quando era capo di stato maggiore della 184ª Divisione paracadutisti "Nembo", e della nobildonna Paola dei conti Antonelli.

Nata a Roma da una famiglia di origine toscana, fu successivamente adottata dal secondo marito della madre, l'industriale produttore dello scooter VespaEnrico Piaggio, e nel 1959 sposò l'industriale Umberto Agnelli, dal quale ebbe due gemelli (Alberto ed Enrico), nati nel 1962 e morti pochissimi giorni dopo la nascita e un figlio, Giovanni Alberto Agnelli, detto Giovannino, nato nel 1964 e morto di cancro nel 1997.

Antonella Bechi Piaggio divorziò da Umberto Agnelli nel 1974 e si risposò lo stesso anno con il duca Uberto Visconti di Modrone, dal quale ebbe una figlia, Chiara. In quegli stessi anni si trasferì negli Stati Uniti d'America con la famiglia, ad Atlanta, in Georgia.

Affetta da una grave forma di cardiopatia, morì nel 1999 all'età di 60 anni, negli Stati Uniti.

L'archivio

L'archivio storico "Antonella Bechi Piaggio" presso il Museo Piaggio Giovanni Alberto Agnelli a Pontedera è tra gli archivi d'impresa più ricchi del mondo. Contiene oltre 150.000 documenti tra fotografie, audiovisivi, pubblicità d'epoca in diversi formati incluso il vasto fondo del personale dagli inizi dell'azienda fino agli anni '70.[1]

Nel 2003 il Museo vinse il Premio Impresa e Cultura come miglior museo e archivio d'impresa in Italia.

Allegra Caracciolo

Seconda moglie di Umberto Agnelli

Allegra Caracciolo in un'immagine del 1960

Allegra Caracciolo di Castagneto, vedova Agnelli (Vigolzone28 giugno 1945), è una filantropa italiana, vicepresidente dell'Associazione italiana per la ricerca sul cancro.

Biografia

Nata al castello di Grazzano Visconti di Vigolzone, è figlia di Adolfo Caracciolo di Castagneto, nobile napoletano, e di Anna Visconti di Modrone, famiglia che in passato godette nobiltà a Milano[1]. È nipote del regista Luchino Visconti.[2]

Si è sposata nel 1975 con Umberto Agnelli, divorziato da Antonella Bechi Piaggio[3] e cognato della cugina Marella Agnelli. Dal matrimonio sono nati i due figli[4] Andrea (1975) e Anna (1977).

Il 27 maggio 2004 rimane vedova di Umberto. Nel 2005 lei e i figli si spartiscono l'eredità azionaria del gruppo FIAT: ad Allegra spetta l'1,14%[5].

La laurea honoris causa

Il 26 aprile 2004, presso l'Aula Magna del rettorato dell'Università di Torino, il rettore Prof. Rinaldo Bertolino le ha conferito una laurea honoris causa in medicina veterinaria per l'attività svolta a favore della tutela del benessere degli animali, tra le motivazioni della laurea, per «essersi dedicata a comprendere e valutare i problemi relativi al benessere animale attraverso numerose iniziative».[6]

La medaglia d'oro al merito della Repubblica italiana

Medaglia d'oro per i benemeriti della Sanità Pubblica - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro per i benemeriti della Sanità Pubblica
  — Roma, 7 aprile 2004. Su proposta del Presidente della repubblica.

Il 7 aprile 2004 il Presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi l'ha premiata con la Medaglia d'Oro al Merito della Sanità Pubblica in occasione della Giornata Mondiale della Sanità[7].

Il 10 maggio 2005 Ciampi le ha conferito, presso il Palazzo del Quirinale, anche il Premio della Pace 2005[8].

Ascendenza

      Genitori     Nonni     Bisnonni     Trisnonni
                  Filippo Caracciolo di Castagneto, I duca di Melito     Nicola Caracciolo di Castagneto, IV principe di Castagneto  
   
    Emanuela Caracciolo Stella di Sant'Eramo  
Nicola Caracciolo di Castagneto, II duca di Melito    
    Emilia Compagna Giuliano Campagna, barone  
     
    Giulia Pandola  
Adolfo Caracciolo di Castagneto    
    Ippolito Mele Barese  
     
     
Meralda Mele Barrese    
    Elizabeth Lilian Mackworth-Praed Winthrop Mackworth-Praed  
     
    Helen Bogle  
Allegra Caracciolo di Castagneto    
  Guido Visconti di Modrone Uberto Visconti di Modrone  
     
    Giovanna Gropallo  
Giuseppe Visconti di Modrone, I duca di Grazzano Visconti    
    Ida Renzi Francesco Renzi  
     
    Lucrezia Giovanna Gritti  
Anna Visconti di Modrone    
    Luigi Erba Francesco Antonio Erba  
     
    Caterina Brasca  
Carla Erba    
    Anna Brivio Antonio Brivio  
     
    Enrichetta Longhi

Giovanni Alberto Agnelli (1964-1997)

Figlio di Umberto Agnelli

Giovannino Agnelli nel 1994

«La funzione dell'industria non è solo e neanche principalmente quella del profitto. Lo scopo è migliorare la qualità della vita mettendo a disposizione prodotti e servizi.»

(Giovanni Alberto Agnelli in occasione del cinquantenario della VespaRoma, 19 settembre 1996)

Giovanni Alberto Agnelli, colloquialmente noto come Giovannino Agnelli (Milano19 aprile 1964 – Venaria Reale13 dicembre 1997[1]), è stato un imprenditore e dirigente d'azienda italiano.

Biografia

Era figlio di Umberto Agnelli e della sua prima moglie, Antonella Bechi Piaggio. Risposatisi entrambi i genitori, ebbe diversi fratellastri: da parte del solo padre ebbe Andrea (1975) e Anna (1977), mentre da parte della sola madre ebbe una sorella, Chiara Visconti di Modrone. Nel 1969 frequentò le scuole elementari al Collegio San Giuseppe di Torino, dove studiarono tutti gli Agnelli. La madre Antonella si separò dal marito Umberto nel 1974 e portò il figlio con sé ad Atlanta, in Georgia, dove possedeva un allevamento di cani. I genitori si risposarono lo stesso anno: Umberto con la principessa Allegra Caracciolo, cugina di Marella (moglie di Gianni Agnelli), e Antonella con il duca Uberto Visconti di Modrone (parente a sua volta di Marella e Allegra Caracciolo).

Giovannino e il padre Umberto

Negli Stati Uniti studiò alla McCallie School di Chattanooga, nel Tennessee, iscrivendosi poi alla Brown University di Providence, nel Rhode Island, per studiare relazioni internazionali, laureandosi con una tesi sul Medio Oriente.[2] Nel 1982 tornò in Italia, iniziando a lavorare in FIAT, più precisamente alla Comau di Grugliasco, sotto il falso nome di Giovannino Rossi:[3] proprio lo pseudonimo "Giovannino" resterà a lui legato per sempre, soprattutto a Torino dove veniva così identificato e riconosciuto dai vari omonimi in famiglia. Dopo l'università iniziò il servizio militare come carabiniere-paracadutista. Il 21 aprile 1986 entrò nel battaglione Tuscania dell'Arma dei Carabinieri; rimase militare di truppa, non potendo fare il corso per ufficiale di complemento poiché lo Stato italiano non riconosceva il suo titolo di studio statunitense. Lo stesso anno comparve nella campagna pubblicitaria dell'Arma volta a rilanciare il Tuscania col nome di "carabiniere Giovanni".[3]

Destinato dallo stesso zio Gianni a succedergli alla guida della FIAT, il 25 febbraio 1993 venne nominato presidente della controllata Piaggio,[2] e il 15 novembre dello stesso anno entrò nel consiglio di amministrazione della casa madre.[3] In Piaggio risollevò le sorti del marchio di motocicli e, tra le altre cose, volle fortemente l'allestimento di un museo aziendale all'interno degli ex stabilimenti; questo, a lui intitolato, aprirà i battenti quattro anni dopo la sua morte: scomparve infatti il 13 dicembre 1997, a soli trentatré anni, per una rara forma di cancro all'intestino,[4] nonostante le cure in centri specializzati negli Stati Uniti.[5] Il 16 novembre 1996 aveva sposato l'anglo-americana Frances Avery Howe,[6] architetto, conosciuta quand'erano entrambi studenti alla Brown, dalla quale aveva avuto la sola figlia Virginia Asya, nata il 16 settembre 1997.

Andrea Agnelli (1975)

Figlio di Umberto Agnelli

Andrea Agnelli nel 2017

Andrea Agnelli (Torino6 dicembre 1975) è un imprenditore e dirigente sportivo italiano.

Noto principalmente per la sua attività in ambito calcistico, dal 2010 è presidente della Juventus Football Club mentre dal 2017 al 2021 è stato presidente dell'European Club Association. È inoltre direttore non esecutivo di Stellantis e amministratore di Exor.

Biografia

Figlio di Umberto Agnelli e della sua seconda moglie Allegra Caracciolo, è fratello del defunto Giovannino e di Anna. Nel 2005 ha sposato l'inglese Emma Winter; durante il loro legame la coppia ha avuto due figli, nati rispettivamente nel 2005 e nel 2011. Dopo la fine di questo matrimonio, dal 2015 è legato alla turca Deniz Akalin; nel 2017 la coppia ha avuto una figlia.

Carriera

Andrea Agnelli (a destra) ventenne nel 1996, accanto allo zio Gianni, allo stadio Olimpico di Roma in occasione della finale di Champions League.

Si è formato accademicamente al St. Clare's International College di Oxford, e all'Università Bocconi di Milano. Nel corso della carriera ha avuto esperienze lavorative sia in Italia sia all'estero: tra queste, mansioni di vendita e marketing in aziende come PiaggioAuchan e Ferrari. Dal 2001 al 2004 ha lavorato alla Philip Morris International con responsabilità per marketingsponsorizzazioni e comunicazione aziendale. Nel 2007 ha costituito una propria holding finanziaria, la Lamse. Ha anche coltivato la passione per il golf, diventando nel 2008 amministratore delegato del Royal Park Golf & Country Club "I Roveri"; il 29 settembre dello stesso anno è stato nominato consigliere federale della Federazione Italiana Golf. Insieme a Michele Dalai e Davide Dileo ha fondato nel 2010 la casa editrice ADD Editore.

Agnelli ha inoltre mantenuto legami con il mondo Fiat. Dal 2005 al 2006 ha avuto mansioni di sviluppo strategico all'interno dell'IFIL. In precedenza, nel 2004 era divenuto consigliere d'amministrazione del Gruppo Fiat, mantenendo il posto anche nelle successive Fiat S.p.A. e Fiat Chrysler Automobiles (FCA);[4] dal 2021, con la fusione tra FCA e il Groupe PSA, viene nominato direttore non esecutivo della neonata Stellantis. Dal 2006 è inoltre consigliere dell'Istituto Finanziario Industriale, divenuto poi Exor, la società controllante gli interessi della famiglia Agnelli.

Dal padre Umberto ha anche ereditato la passione per la squadra di calcio della Juventus, in seno alla quale ha iniziato a collaborare dalla stagione 1998-1999 come assistente nel settore commerciale. Il 19 maggio 2010 viene eletto presidente della società:[10] dopo quarantotto anni di assenza, è il quarto esponente della famiglia Agnelli, dopo il nonno Edoardo, lo zio Gianni e il padre, a rivestire questa carica.

Agnelli (a destra), all'epoca assistente nell'area commerciale della Juventus, a colloquio con l'allenatore Marcello Lippi al raduno della squadra per la stagione 1998-1999.

Sotto il suo mandato, negli anni 2010 la formazione bianconera instaura un vittorioso ciclo, nel corso del quale si aggiudica il campionato italiano per nove stagioni consecutive — battendo dopo ottantadue anni la Juve del Quinquennio del nonno Edoardo, e stabilendo un nuovo primato nazionale —: tra questi spiccano gli scudetti del 2011-2012, vinto da imbattuti (seconda squadra a riuscirci dall'istituzione del girone unico), e del 2013-2014, concluso alla quota-record di 102 punti; nello stesso periodo il club torinese stabilisce un ulteriore record di quattro double nazionali consecutivi, in virtù delle altrettante affermazioni in Coppa Italia. Tale palmarès, con 18 trofei complessivi, fa di Agnelli il presidente più titolato della storia bianconera. Sul versante dirigenziale porta la società juventina a conseguire risultati mai toccati prima in ambito finanziario da una società calcistica italiana,[11] mentre per quanto concerne la politica sportiva assume una posizione più dura rispetto a quella della precedente dirigenza bianconera Cobolli Gigli-Blanc in merito agli strascichi del post-Calciopoli.

Sempre come dirigente, nel 2012 diviene membro italiano della European Club Association, incarico poi rinnovato nel 2015 quando entra, in rappresentanza della stessa, anche nel Comitato Esecutivo dell'UEFA. Nel 2017 viene eletto presidente dell'ECA, succedendo a Karl-Heinz Rummenigge; è riconfermato alla carica nel 2019. Lascia i suoi ruoli in seno a UEFA ed ECA nel 2021, nell'ottica del progetto di fondazione (poi abortito sul nascere) di una Superlega calcistica europea.

Controversie

Nel 2014 alcuni elementi della dirigenza della Juventus, tra cui Andrea Agnelli, sono stati oggetto di un'inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Torino sulla gestione dei biglietti allo Juventus Stadium, circa l'ipotesi di presunta infiltrazione della 'ndrangheta nella gestione commerciale dei biglietti della società; l'inchiesta rientrava nell'ambito di una più estesa indagine sulla presunta infiltrazione della mafia calabrese in Alto Piemonte. I pubblici ministeri torinesi non hanno poi formalizzato accuse penali nei confronti del club bianconero né dei suoi tesserati, chiudendo l'inchiesta tre anni più tardi con una richiesta di archiviazione, non essendo emersi collegamenti tra la dirigenza juventina e gruppi e/o singole persone legate alla malavita organizzata.

Il 18 marzo 2017, a seguito dell'apertura da parte della giustizia sportiva di un'indagine derivante da quella della procura torinese, Agnelli viene deferito dalla Procura della FIGC insieme ad altri tre dirigenti del club. Il successivo 15 settembre il succitato organo federale riformulò le accuse escludendo una presunta associazione mafiosa da parte dei tesserati del club incriminati, dopo l'intervento del procuratore federale Giuseppe Pecoraro alla Commissione parlamentare antimafia nell'aprile precedente; la procura chiese invece sanzioni per gli incontri di Agnelli con gruppi ultras e la cessione dei biglietti, da parte del resto degl'incriminati, oltre il limite consentito per persona. Il 25 settembre 2017, il Tribunale Federale Nazionale ha «accolto parzialmente» le iniziali richieste di Pecoraro verso Agnelli (2 anni e 6 mesi d'inibizione e un'ammenda di 50 000 euro), e «in parziale ridefinizione» lo ha condannato in primo grado a 1 anno d'inibizione e a un'ammenda di 20 000 euro; entrambe le parti hanno presentato ricorso alla Corte Federale D'Appello, che il successivo 18 dicembre ha parzialmente riformato la precedente sentenza in favore di Agnelli, il quale ha visto così esaurirsi la sua inibizione, seppur tenuto a pagare un'ammenda di 100 000 euro.

Ascendenza

      Genitori     Nonni     Bisnonni
            Edoardo Agnelli     Giovanni Agnelli  
   
    Clara Boselli  
Umberto Agnelli    
    Virginia Bourbon del Monte Carlo Bourbon del Monte  
     
    Jane Allen Campbell  
Andrea Agnelli    
  Adolfo Caracciolo di Castagneto Nicola Caracciolo di Castagneto  
     
    Meralda Mele Barrese  
Allegra Caracciolo    
    Anna Visconti di Modrone Giuseppe Visconti di Modrone  
     
    Carla Erba  
   

Riconoscimenti

Golden Foot Prestige: 2020