2-Giovanni Agnelli Junior (1921-2003)

Genitori

Padre: Edoardo Agnelli

Madre: Virginia Bourbon Del Monte di San Faustino

Fratelli & Sorelle 6

Sorella: Clara Jeanne Agnelli

Sorella: Susanna Agnelli

Sorella: Maria Sole Agnelli

Sorella Cristiana Agnelli

Fratello: Umberto Agnelli

Fratello: Giorgio Agnelli

Moglie

Marella Caracciolo (1927-2019)

Figli 2

Edoardo (1954-2000)

Margherita (1955)

Nipoti 8

Jhon Elkann (1976)

Lapo Elkann (1977)

Ginevra Elkann (1979)

Maria de Pahlen (1984)

Pietro de Pahlen (1987)

Anne de Phalen (1989)

Sofia de Pahlen (1989)

Tatiana de Pahlen (1991)

Bisnipoti 6

Leone Mosè Elkann 2006

Oceano Noah Elkann 2007

Vita Talita Elkann 2012

Giacomo Gaetani dell'Aaquila 2009

Pietro Gaetani dell'Aquila 2012

Marella Gaetani dell'Aquila 2014

Tabella Albero Geneologico

Gianni Agnelli (1921-2003)

Moglie: Marella Caracciolo (1927-2019)

1-Figlio

Edoardo (1954-2000)

2-Figlia

Margherita (1955)

1-Marito di Margherita: Alan Elkann (1950)

1 Figlio di Margherita: Jhon Elkann 1976

Moglie di Jhon: Lavina da Borromeo Arese Taverna (1977)

1 Figlio di Jhon: Leone Mosè 2006

2 Figlio di Jhon: Oceano Noah 2007

3 Figlia di Jhon: Vita Talita 2012

2 Figlio di Margherita: Lapo Elkann 1977

3 Figlia di Margherita: Ginevra Elkann 1979

Marito di Ginevra: Giovanni Gaetani dell'Aquila d'Aragona (1973)

1 Figlio di Ginevra: Giacomo 2009

2 Figlio di Ginevra: Pietro 2012

3 Figlia di Ginevra: Marella 2014

2-Marito di Margherita: Serge de Pahlen (1944)

4 Figlia di Margherita: Maria de Pahlen 1984

5 Figlio di Margherita: Pietro de Pahlen  1987

6 Figlia di Margherita: Anne de Pahlen 1989

7 Figlia di Margherita: Sofia de Pahlen 1989

8 Figlia di Margherita: Tatiana de Pahlen 1991

Gianni Agnelli
Gianni Agnelli portrait.jpg

Sindaco di Villar Perosa
Durata mandato 28 aprile 1945 –
9 giugno 1980
Predecessore carica istituita
Successore Alberto Castagna

Senatore della Repubblica Italiana
Senatore a vita
Durata mandato 1º giugno 1991 –
24 gennaio 2003
Legislature XXIXIIXIIIXIV
Gruppo
parlamentare
Per le autonomie
Tipo nomina Nomina presidenziale di Francesco Cossiga
Sito istituzionale

Dati generali
Suffisso onorifico ordine al merito della Repubblica Italiana
Partito politico Indipendente
Titolo di studio Laurea in giurisprudenza
Università Università degli Studi di Torino
Professione Imprenditore

Gianni Agnelli, all'anagrafe Giovanni Agnelli (Torino12 marzo 1921 – Torino24 gennaio 2003), è stato un imprenditore e politico italiano, principale azionista e amministratore al vertice della FIATsenatore a vita, nonché ufficiale del Regio Esercito. Era anche noto come "l'Avvocato" per via del suo titolo di studio, la laurea in giurisprudenza, anche se, non avendo mai sostenuto l'esame da procuratore, il titolo non gli competeva. Fu per molti anni sindaco di Villar Perosa. Figlio di Edoardo Agnelli e di Virginia Bourbon del Monte dei Principi di San Faustino, era il secondo dei sette figli della coppia.

Biografia

Famiglia

Figlio di Edoardo e di Virginia Bourbon del Monte, nacque a Torino nella casa di famiglia in corso Oporto (ora corso Matteotti). Il nonno era il senatore Giovanni Agnelli, fondatore insieme ad altri della FIAT. Il padre Edoardo morì tragicamente in un incidente aereo quando Gianni aveva 14 anni. Riprese il nome del nonno, cui tutti si riferivano come «il Senatore». Sposò nel 1953, a Strasburgo, nel castello di OsthoffenMarella Caracciolo dei Principi di Castagneto, dalla quale ebbe due figli, Edoardo e Margherita.

Fu educato secondo un modello altoborghese con fitte frequentazioni nel mondo dell'aristocrazia, favorite dal legame con i principi di Piemonte, nei canoni di rigido formalismo del costume dell'epoca, che voleva i figli delle famiglie di maggior rango affidati alle cure di istitutrici straniere e di precettori privati, seppure talvolta anticonformisti e di prestigio intellettuale come Franco Antonicelli.

Gioventù

A Torino frequenta il Liceo classico Massimo d'Azeglio, dove consegue la licenza liceale nel 1938. In quello stesso anno intraprende un viaggio negli Stati Uniti, dove visita New YorkDetroit e Los Angeles. Rientra in Italia fortemente impressionato dagli Stati Uniti – dove tutto gli pareva contrassegnato da dimensioni imponenti, al punto da ricondurre in seguito a quella prima impressione il marcato occidentalismo e filoamericanismo della maturità – e rafforzato nell'idea, già instillatagli dal nonno, che la civiltà e la potenza americane fossero fuori del raggio delle nazioni europee.

Durante il periodo bellico nel 1940 segue il corso per ufficiale di complemento presso la Scuola di Applicazione di Cavalleria di Pinerolo. Con il grado di sottotenente viene arruolato nel 1º Reggimento "Nizza Cavalleria" e inviato con il CSIR come addetto al comando sul fronte russo. Rientrato in Italia alla fine del 1941, nel gennaio 1942 viene aggregato al Reggimento Cavalleggeri di Lodi e assegnato al comando di uno squadrone autoblindo, con il quale viene inviato a Tripoli il 23 novembre 1942, poche settimane prima della conquista di Tripoli da parte dell'Ottava Armata britannica. Partecipa alla Campagna di Tunisia, dove è insignito della Croce di guerra al valor militare il 14 febbraio 1943. Su richiesta del nonno viene rimpatriato il successivo 29 aprile, sbarcando in Sicilia.

Gianni Agnelli con suo nonno Giovanni Agnelli Senior nel 1940

Durante il periodo passato in Italia, tra il novembre 1941 e il novembre 1942, prosegue gli studi fino a ottenere la laurea in giurisprudenza, presso l'Università di Torino. Dopo l'8 settembre, tenta di rifugiarsi insieme alla sorella Susanna nella tenuta di famiglia posta nella provincia di Arezzo, scortato da un maresciallo dell'esercito tedesco, cui è stata promessa, in compenso, un'automobile nuova.

Durante la trasferta la vettura, condotta dal sottufficiale, subisce un grave incidente e il giovane Agnelli, con la gamba destra fratturata, viene ricoverato nel nosocomio del capoluogo toscano, ove il 23 agosto 1944 giungono le truppe alleate. Terminata la lunga degenza, si trasferisce a Roma, arruolato quale ufficiale di collegamento del Corpo Italiano di Liberazione con le truppe alleate.

Nel novembre del 1945 la madre viene coinvolta in un incidente automobilistico mortale, nei pressi di Pisa, rimanendone vittima. Appena terminata la seconda guerra mondiale, all'età di 25 anni, diviene presidente della RIV, la società di produzione di cuscinetti a sfere fondata da Roberto Incerti e dal nonno nel 1906: l'incarico però ha una connotazione praticamente solo rappresentativa.

Nello stesso anno viene eletto sindaco di Villar Perosa, un paese ubicato poco dopo Pinerolo lungo la statale del Sestriere. È il paese ove la famiglia risiede d'estate (e da dove la stessa proviene) ed è proprio Villar Perosa la città che ospita anche il primo stabilimento RIV. Non si tratta di un incarico molto impegnativo e Agnelli lo manterrà per trentacinque anni. Tra la fine del 1945 e l'inizio del 1946 si trova coinvolto, in rappresentanza della famiglia, nelle complesse trattative fra il CLN, le autorità alleate di occupazione e il governo italiano provvisorio, per la normalizzazione della conduzione della FIAT, della quale la famiglia Agnelli è ancora il principale azionista e il 23 febbraio 1946 firma egli stesso l'accordo che ricostituisce il consiglio di amministrazione della società e ristabilisce Vittorio Valletta, precedentemente estromesso con l'accusa di collaborazionismo con i tedeschi, nella carica di amministratore delegato.

Il dopoguerra

La villa (detta Il castello) della famiglia Agnelli a Villar Perosa.

Al termine del 1946, a quasi un anno dal decesso del nonno, Vittorio Valletta, divenuto dominus indiscusso dell'azienda, ebbe un colloquio con il giovane successore del defunto senatore per decidere delle sorti dell'azienda. Il sessantatreenne manager, pose al nuovo proprietario questo dilemma: «Esistono solo due possibilità: o il presidente della Fiat lo fate voi o lo faccio io», al quale il giovane Agnelli rispose: «Ma di certo voi, professore». Con questa risposta il "professore" si è guadagnato la sua autonomia manageriale e il giovane erede la sua libertà di godersi la giovinezza, seguendo un consiglio che gli avrebbe dato lo stesso nonno: «Prenditi qualche anno di libertà prima di immergerti nelle preoccupazioni dell'azienda».[12] In seguito, comunque, Valletta lamenterà, più volte, l'eccessiva latitanza del principale azionista dall'impegno aziendale.

Intanto, già nel 1947, Gianni Agnelli diviene presidente della squadra di calcio che il padre Edoardo aveva portato al ruolo di "prima donna" nel calcio italiano: la Juventus, squadra cui sarà affezionato per tutta la vita. Viaggia in continuazione in tutto il mondo, frequentando i luoghi più mondani d'Europa, le persone più famose del jet-set internazionale: attrici, principi, magnati, uomini politici (i suoi rapporti di amicizia con John Fitzgerald Kennedy, allora Senatore democratico, risalgono a quegli anni come pure la frequentazione dei banchieri David D. Rockefeller e André Meyer della banca d’affari internazionale Lazard, conosciuti attraverso Raffaele Mattioli ed Enrico Cuccia).

Interni di villa Agnelli a Torino (progettata dall'arch. Amedeo Albertini), fotografati da Paolo Monti nel 1961.

Intreccia numerose relazioni sentimentali, delle quali solo una, peraltro piuttosto burrascosa, farebbe pensare a un legame stabile: è il rapporto con Pamela Digby (1920 – 1997), già Pamela Digby-Churchill, ex nuora di Winston Churchill, avendone sposato il figlio Randolph. Al termine di questa relazione, nell'estate del 1952, Gianni è vittima di un terribile incidente d'auto: correndo da Torino verso Monte Carlo, si schianta contro un autocarro. Lo estraggono dalle lamiere piuttosto malconcio, la gamba destra è nuovamente, seriamente ferita e per la seconda volta rischia l'amputazione. La gamba sarà operata più volte, ma una complessa protesi gli consentirà di continuare a praticare uno dei suoi sport preferiti: lo sci (e sarà proprio sciando che se la romperà per la terza volta nel 1987). Supera l'incidente abbastanza bene, tuttavia rimarrà leggermente, ma visibilmente, claudicante per tutta la vita.

Nel 1953 sposa la principessa Marella Caracciolo di Castagneto, appartenente a un'antica nobile famiglia di origini napoletane. Nel 1959 diviene presidente dell'Istituto Finanziario Industriale (IFI), una società finanziaria pura che è una delle casseforti di famiglia e che assieme all'IFIL, altra cassaforte di famiglia, controllano la Fiat. Diventa inoltre Amministratore Delegato della stessa Fiat nel 1963, una carica che deve condividere con Gaudenzio Bono, un "vallettiano" a tutto tondo, e in ogni caso il timone dell'azienda automobilistica rimane per ora nelle mani del "professore" sempre presidente.

La presidenza della FIAT

Anni sessanta

Il 30 aprile 1966, l'ormai ultraottantenne presidente FIAT Vittorio Valletta propose, quale suo sostituto, il nome di Gianni Agnelli all'Assemblea Generale degli Azionisti, che ne deliberò l'approvazione, restituendo il timone aziendale alla famiglia Agnelli, dopo oltre 20 anni di presidenza Valletta. Il nuovo assetto dirigenziale, naturalmente, teneva conto dell'inesperienza di Agnelli, mantenendo Valletta quale delegato speciale per i programmi produttivi, i rapporti con le maestranze e le iniziative estere, mentre Gaudenzio Bono assumeva le cariche di amministratore delegato unico e direttore generale.

Insediatosi al timone della Fiat all'età di 45 anni, dopo avervi svolto praticamente solo ruoli di rappresentanza, Gianni Agnelli si trovò dinnanzi a due problemi. Il primo riguardava l'esecuzione dell'accordo con l'Unione Sovietica per la costruzione di uno stabilimento presso una cittadina sul Volga (che verrà chiamata Togliatti), per il quale la Fiat doveva fornire all'Autoprominport (l'ente sovietico preposto) lo stabilimento "chiavi in mano" e il know-how per la produzione. Il contratto era stata l'ultima opera di Valletta, la cui morte, avvenuta nel 1967, rischiava di renderne difficoltosa l'attuazione, ma la gestione non si presentò particolarmente onerosa: i sovietici rispettarono i termini stabiliti e tutto procedette secondo il programma stabilito.

Il secondo problema è assai più grave. Venendo incontro al presidente dell'Alfa Romeo Giuseppe Luraghi, che da anni va predicando l'impossibilità di far quadrare i conti aziendali senza un'adeguata "massa critica" di volumi produttivi (e cogliendo l'occasione di aprire un grosso stabilimento al Sud), il governo italiano ha deciso di finanziare l'Alfa per la costruzione di uno stabilimento nell'Italia meridionale, ove si produca un modello di autovettura di livello medio, nella stessa fascia di mercato, più o meno, della Fiat 128, che verrà lanciata di lì a poco.

Secondo Gianni Agnelli, nell'orticello del mercato italiano dell'auto di fascia bassa e media, concupito già dalle concorrenti europee grazie alla graduale riduzione dei dazi all'interno della CEE, non c'è spazio per un altro concorrente italiano, specialmente se questo può contare sui finanziamenti a carico del contribuente. Ma tutti i tentativi per contrastare a livello politico questo progetto falliscono; la sede designata è Pomigliano d'Arco, un paese a pochi chilometri da Napoli, ove già operano la piccola Alfa Motori Avio, e l'Aerfer, azienda parastatale di medie dimensioni, che produce parti di velivoli commerciali per conto di grosse aziende americane (che verrà poi incorporata in Aeritalia, divenuta successivamente Alenia). Per trovare i quadri tecnici intermedi in numero sufficiente a far funzionare lo stabilimento, la neonata Alfasud non può che rivolgersi alla FIAT, cui sottrae questi personaggi offrendo loro stipendi di entità superiore rispetto a quelli dell'azienda torinese.

Sulla base di uno studio commissionato a una società di consulenza americana, dai primi del 1968 dà il via a una complessa opera di ridisegno del sistema aziendale, affidato soprattutto all'intervento del nuovo Amministratore delegato, il fratello Umberto Agnelli (nato nel 1934). Questi, che sedeva nel Consiglio di amministrazione della Fiat dal 1964, viene da una precedente esperienza di riorganizzazione della consociata francese Simca, all'epoca quarto produttore di automobili sul mercato d'Oltralpe. Rinunciando alla politica industriale di Vittorio Valletta (Terra/mare/cielo), Gianni Agnelli decide di disfarsi di quelle produzioni che richiedono continui investimenti e la cui redditività è precaria e condizionata (non solo sul mercato italiano) da scelte spesso legate a decisioni di carattere politico. Viene così ceduto alla Finmeccanica il 50% della Grandi Motori, detta Divisione Mare, specializzata in motori marini a ciclo Diesel per grosse navi, che sarà trasferita a Trieste con il nome iniziale di Grandi Motori Trieste.

Analogamente si procede con la cosiddetta Fiat Velivoli, specializzata in fabbricazione di aerei, prevalentemente di uso militare, spesso su licenza di grosse aziende estere, che viene aggregata all'Aerfer di Pomigliano d'Arco, nella società a partecipazione statale Aeritalia (divenuta molti anni dopo Alenia). La partecipazione Fiat rimarrà solo un fatto finanziario, poiché il controllo operativo è di Finmeccanica: il restante 50% delle azioni verrà definitivamente alienato da Fiat nel 1975. Così va anche per altre realtà minori.

Nel 1969 la Ferrari cede alla Fiat il controllo della sua casa di auto sportive: il reparto corse resterà gestito per molti anni ancora dall'ing. Ferrari. Il primo febbraio del 1970 viene acquisita dalla famiglia Pesenti, a un prezzo simbolico di un milione di lire, la Lancia, glorioso marchio di auto di prestigio (era detta "la Mercedes italiana") fondata a Torino da Vincenzo Lancia nel 1907, ormai in stato di quasi insolvenza.

Gianni Agnelli

Il sogno di Gianni Agnelli è l'internazionalizzazione della FIAT. Due anni dopo l'assunzione della guida della Fiat, Gianni Agnelli concorda con François Michelin, proprietario del pacchetto di controllo della Citroën, che si trova in cattive acque, l'acquisto della partecipazione con l'intenzione di giungere successivamente al controllo totale della casa automobilistica francese.

La sinergia fra i due costruttori europei sembra promettere bene: Citroën è un marchio prestigioso, con buona fama nella produzione di auto di alta gamma, la Fiat ugualmente nelle utilitarie. L'accordo si conclude, al vertice Citroën arrivano uomini Fiat ma ci si mette di traverso l'opposizione di stampo nazionalistico dei gollisti: alla Fiat viene fatto divieto di acquisire la maggioranza delle azioni Citroën. Le incomprensioni fra i tecnici italiani e i tecnici francesi compiono il resto: la Fiat, senza il controllo totale dell'azienda, non può imporre nulla senza accordo con le altre forze nel gioco, può solo investire per ammodernare impianti e strutture.

Alla fine, quattro anni dopo, il sogno s'infrange e Gianni Agnelli dovrà rinunciare alla sua internazionalizzazione, almeno attraverso questa via, e la quota Fiat viene ceduta alla Peugeot. L'Avvocato ripiega, sperimentando altre vie, verso un altro modello di internazionalizzazione che passerà attraverso gli stabilimenti Zastava per la produzione del mod. 128 (Jugoslavia) e Tofaş per la produzione del mod. 124 (Turchia). Già presente sul mercato polacco con la fabbricazione del mod. 125, il 29 ottobre 1971, la Fiat sigla un importante contratto di licenza e collaborazione industriale con la Pol-Mot. Ne segue, presso gli stabilimenti F.S.M. di Tychy, la produzione su larga scala della Fiat 126Il modello, prodotto alla media di oltre mille vetture al giorno, contribuì notevolmente alla motorizzazione dell'intera Polonia e dei mercati d'oltre cortina.[senza fonte] Poco dopo verrà decisa l'avventura di una produzione oltre oceano: creare uno stabilimento in Brasile (Belo Horizonte nello stato di Minas Gerais) ove si produrrà inizialmente la 127, opportunamente modificata per quel mercato (il nome del modello brasiliano sarà 147). L'ambizioso progetto di Giovanni Agnelli, per rendere noto al mondo il marchio FIAT, si realizza nel giro di una decina d'anni con le unità produttive presenti su 4 continenti:

  • Europa - Italia (Fiat, Lancia, Autobianchi, Ferrari), Spagna (Seat), Jugoslavia (Zastava), Polonia (F.S.M.).
  • Sud America - Brasile (Automoveis), Argentina (Concorde).
  • Asia - Turchia (Tofas).
  • Africa - Piccole unità produttive in Egitto e Sud Africa.

Non sono trascorsi che tre anni dal suo insediamento al vertice della FIAT, che Gianni Agnelli deve affrontare un problema piuttosto difficile: il rinnovo del contratto di lavoro dei metalmeccanici (1969). La vertenza procede per tutta la prima metà dell'anno più o meno aspramente rispetto alle volte precedenti, ma all'inizio di settembre le cose cambiano radicalmente ed emergono nuove, inattese, forme di sciopero: incomincia quello che verrà subito battezzato autunno caldo.

Iniziano i carrellisti di Mirafiori, Stabilimento Presse: scioperano al di fuori delle direttive del sindacato, sono scioperi improvvisi, mezza giornata o meno per volta, ma l'effetto è paralizzante. Il loro compito è trasportare le parti di carrozzeria appena stampate dalle presse alla catena di montaggio: fermi loro, ferma tutta la produzione. In un primo momento il sindacato disapprova queste forme di protesta spontanee e autonome, poi tenta di farle rientrare nell'alveo della propria iniziativa, agevolato anche dalla posizione dell'Azienda, che vuole un unico interlocutore ufficiale di fronte alle maestranze. Iniziano, così, forme di sciopero del tutto nuove: si entra al mattino alle 8 al lavoro ma dopo venti minuti passano delegati nei vari reparti ad annunciare uno sciopero improvviso che inizierà alle otto e trenta e durerà fino all'ora di pranzo (od analogamente al pomeriggio). Tutto ciò a rotazione: ora in uno stabilimento, ora nell'altro.

Si formano nelle officine cortei (detti "serpentoni") di operai muniti di fischietti e altri strumenti sonori che percorrono i locali invitando i colleghi riluttanti ad astenersi dal lavoro. Quasi sempre invadono anche le Palazzine uffici, rendendo problematiche le condizioni di lavoro per gli impiegati che non vogliono scioperare. Si verificano anche degli episodi di violenza, sui quali l'azienda non interviene, per non inasprire gli animi ed evitare danni alle persone e alle apparecchiature. Questi episodi di violenza, accaduti prevalentemente all'ingresso degli stabilimenti produttivi, sono fomentati da forze estranee all'azienda, come risulta dai verbali redatti dalle forze dell'ordine e dalle pubbliche dichiarazione dell'allora questore di Torino Giuseppe Montesano. Viene rilevata la presenza attiva di esponenti della neonata Lotta Continua e una massiccia presenza di studenti universitari provenienti dalla Sapienza di Roma.

Dal punto di vista del business le cose vanno bene: la crisi economica del 1964 è ormai superata, la richiesta di autovetture è in continuo aumento, tanto che la Fiat non riesce a soddisfarla e i tempi di consegna si allungano. Proprio in quest'autunno entra in funzione lo stabilimento di Rivalta di Torino, ove si provvederà al montaggio della nuova media cilindrata (per quei tempi), la 128, destinata a prendere il posto della famosa 1100 (mod. 103). È un'auto dalla linea moderna e accattivante, il prezzo è contenuto e piace subito, ma per averla bisogna attendere fino a nove mesi.

La vertenza si chiude nel gennaio del 1970 con un nuovo oneroso contratto per le aziende, con concessioni normative consistenti, che incideranno pesantemente sui bilanci futuri. Fra l'altro vengono abolite le differenze territoriali per la determinazione del minimo sindacale del salario (fino a quel momento i salari minimi erano differenziati per provincia, a seconda dell'indice del costo della vita locale elaborato dall'ISTAT) cosicché il neoassunto a Palermo percepirà, a parità d'inquadramento, lo stesso salario di quello assunto a Milano.

Si valuta che la perdita di produzione durante il periodo "caldo" ammonti a oltre 130.000 vetture (ma c'è chi dice molto di più, oltre 270.000: si tratta di vedere entro quali termini temporali viene considerato il periodo "caldo"). Intanto gli effetti dell'apertura dei mercati all'interno della CEE si fa sentire e la concorrenza straniera aumenta la sua penetrazione in Italia.

Anni settanta

Gianni Agnelli presso lo stabilimento Fiat Mirafiori, Torino 1970 ca

Nella prima metà degli anni settanta Gianni Agnelli deve affrontare la prima grossa crisi della Fiat, la più grande forse a partire dalla prima guerra mondiale: l'autofinanziamento non è più possibile (l'investimento brasiliano ha pesato non poco e i primi risultati sono deludenti), le vendite di auto in Italia calano e la concorrenza straniera, grazie alla piena attuazione del Trattato di Roma in materia di barriere doganali nell'Europa, si fa sempre più agguerrita, erodendo alla Fiat quote crescenti di mercato) e la Fiat non può più fare a meno, come è stato fino a quel momento, di ricorrere massicciamente al credito.

Viene assunto in quel periodo un nuovo responsabile della finanza aziendale: Cesare Romiti (autunno del 1974) che raggiungerà nel quasi quarto di secolo di permanenza in Fiat, il massimo vertice. Auspice Romiti, Gianni Agnelli trasforma la Fiat S.p.A. da un'azienda industriale in una holding finanziaria. Da questa dipenderanno tante holding di settore, una per ogni settore produttivo, alle quali saranno sottoposte le rispettive società operative. Il processo dura più di cinque anni e nascono così (citiamo solo quelle di dimensioni maggiori): la Fiat-Allis, settore macchine agricole, l'Iveco, settore veicoli industriali[20], La Macchine Movimento Terra, la Teksid (fonderie, produzioni metallurgiche e altro). Ultima, ma solo in ordine di tempo, la Fiat Auto (autovetture e veicoli commerciali leggeri).

Separazione secondo il mercato servito e internazionalizzazione. L'avvento di Agnelli al timone della Fiat segna anche una svolta nella politica finanziaria dell'azienda: l'Avvocato si avvicina sempre più alla Mediobanca di Enrico Cuccia (forse anche a seguito delle traversie finanziarie della Fiat e ai buoni rapporti che intercorrono fra Romiti e Cuccia) dalla quale il suo predecessore Valletta si era sempre tenuto a una cortese distanza.

Gianni Agnelli con Ciriaco De Mita negli anni settanta; in secondo piano, Cesare Romiti.

Nel 1976 accadono due nuovi eventi: la meteora De Benedetti e l'alienazione della SAICarlo De Benedetti è un giovane imprenditore rampante: ha rilevato l'azienda del padre, ha acquisito, a poco prezzo e per gradi, alcune aziende operanti nel settore della componentistica auto, che non se la passavano bene, e le ha ristrutturate e razionalizzate inserendole nella sua Gilardini, di cui ha il controllo con il 60% delle azioni. Si avvale di diversi collaboratori e inoltre dal 1974 al 1976 è stato presidente dell'Unione Industriale di Torino.

Conosciuto il personaggio (è stato compagno di scuola del fratello Umberto), Gianni Agnelli gli propone di entrare in Fiat come direttore generale accanto a Romiti. Carlo De Benedetti accetta ma a patto di diventare azionista Fiat, cosicché Gianni Agnelli fa acquistare dalla Fiat la Gilardini (azienda il cui fatturato è prevalentemente costituito dalle forniture alla stessa azienda) e la paga con un pacchetto di azioni Fiat pari a circa il 5% del capitale sociale della medesima. De Benedetti, che si è portato dietro alcuni fedelissimi tra i quali il fratello Franco e l'ingegnere Giorgio Garuzzo, inizia un lavoro di sfoltimento del management aziendale.

Poi, improvvisamente, a fine agosto, decide di andarsene. I motivi di questo dietro-front dopo così poco tempo non sono mai stati spiegati chiaramente. Gianni Agnelli gli ricompra il pacchetto di azioni Fiat allo stesso prezzo di valutazione della Gilardini quando quattro mesi prima fu acquisita dalla Fiat, ove rimarrà. L'altro evento riguarda la Compagnia di assicurazione SAI, di proprietà della famiglia Agnelli. Fondata dal nonno di Gianni negli anni venti per riporci le polizze delle sue aziende e quelle personali, segue lo sviluppo della Fiat giovandosi dell'automatica acquisizione del cliente che acquista a rate l'autovettura con finanziamento SAVA (la società della Fiat che fornisce il credito alla clientela).

La quota di controllo della SAI, che è quotata in borsa, è nel portafoglio di una delle "casseforti di famiglia", l'Istituto Finanziario Industriale (IFI). In questo momento è la terza compagnia italiana per raccolta premi e la prima nel settore delle assicurazioni auto (preponderante di molto rispetto agli altri rami esercitati). Questo pare venga considerato il suo tallone di Achille: le tariffe RC Auto sono bloccate dal Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato da quando è entrata in vigore l'obbligatorietà dell'assicurazione RC per gli autoveicoli; l'inflazione gonfia i costi di riparazione, qualcuno incomincia a pensare che l'attività assicurativa di questo ramo verrà nazionalizzata.

Nel luglio del 1976 in assemblea viene dato un annuncio improvviso: la compagnia è stata venduta al finanziere Raffaele Ursini. Sembra che la vendita, caldamente patrocinata presso l'Avvocato dal management IFI, si sia rivelata improduttiva per il venditore: il ricavato dell'acquisto, cosa già nota in sede di trattative con Ursini, se ne va quasi tutto nel riacquisto della consistente quota di azioni FIAT, ordinarie e privilegiate, che stavano nel portafoglio della Compagnia alienata.

Il blitz dell'Avvocato irrita il fratello Umberto che al momento della firma del contratto di cessione si trova negli USA e, tornato in Italia, si sarebbe trovato di fronte al fatto compiuto. Sulla vendita si scatenano le polemiche (anche se allora non vi era per questi casi l'obbligo di OPA): il prezzo di vendita, si dice, è stato troppo basso e nell'entourage Fiat si diffonde il malcontento.

Ironia della sorte, un anno dopo il Ministero concederà agli assicuratori il sospirato aumento delle tariffe (20%), la SAI rifiorirà, se mai fosse appassita, passerà ancora di mano (da Ursini al costruttore d'immobili Salvatore Ligresti) e, come altre compagnie, tornerà a essere nel giro di pochi anni altamente redditizia. La FIAT costituirà poco dopo una compagnia propria l'Augusta Assicurazioni, ma rientrerà di fatto nel business assicurativo solo molti anni dopo, acquistando il pacchetto di maggioranza della Toro Assicurazioni dal fallimento del Banco Ambrosiano.

Sandro Pertini incontra Gianni Agnelli

Alla fine del 1976 i problemi finanziari sembrano risolti con la cessione di poco più del 9% del capitale FIAT alla Lafico (Lybian Arab Foreign Investment Company), una banca controllata dal governo libico di Mu'ammar Gheddafi (in dieci anni il socio libico, nel mero ruolo di investitore, arriverà a possedere quasi il 16% del capitale Fiat). La cessione getta un certo sconcerto negli ambienti politici occidentali per le tensioni esistenti tra la Libia di Gheddafi e diversi altri stati, USA in testa.

La crisi si riaffaccia prepotente a fine anni settanta (la quota di mercato della FIAT Auto in Italia, il mercato più importante per l'azienda torinese, è scesa dal quasi 75% del 1968, a meno di due anni dall'esordio di Gianni Agnelli come responsabile attivo dell'azienda, al 51% del 1979, ovvero quasi 25 punti in meno in dieci anni.[25] Nel resto dell'EuropaSpagna esclusa, le cose non sono andate meglio, si passa da un già modesto 6,5% del 1968 al 5,5 del 1979), ma la crisi viene superata grazie alla ottima riuscita di modelli voluti dal nuovo direttore generale di FIAT Auto, Vittorio Ghidella: la Uno e, successivamente, la Croma e la Thema.

Anni ottanta

I conflitti della FIAT di Gianni Agnelli con le forze sindacali italiane rappresentano un esempio delle relazioni tra il mondo degli industriali e i sindacati negli anni '80.

Uno dei più aspri scontri con il mondo sindacale si risolve in favore degli industriali nel 1980, quando uno sciopero generale, che ha portato al blocco della produzione, (il "blocco" dei cancelli FIAT durò ben 35 giorni) viene spezzato dalla cosiddetta "marcia dei quarantamila" (dal supposto numero di lavoratori "qualificati" che il 14 ottobre dello stesso anno sfilano a Torino reclamando il diritto "di poter andare a lavorare"). Questa azione segna un punto di svolta e una brusca caduta del potere sino ad allora detenuto dai sindacati degli operai in Italia all'interno della FIAT.

Gianni Agnelli (al centro) presenta la Fiat Panda al presidente Pertini (a sinistra) nei giardini del Palazzo del Quirinale a Roma, 26 febbraio 1980.

Si tratta di un periodo in cui le cose vanno abbastanza bene; l'azienda, grazie al successo ottenuto con i nuovi modelli di cui si è detto e alla riduzione dei costi di produzione ottenuta con una forte spinta all'automazione dei processi produttivi (robotizzazione) che la porta a primeggiare nel mondo in questo campo, produce nuovamente buoni utili per i suoi azionisti e assume anche nuova mano d'opera. A metà degli anni ottanta inizia una trattativa di accordo societario con la Ford Europa ma poi, a trattative già avanzate, l'accordo sfuma (ottobre 1985).

Poco dopo Gianni Agnelli strappa proprio alla Ford l'acquisto dall'IRI dell'Alfa Romeo, che il governo italiano ha deciso di vendere. Le offerte dei due contendenti comprendono un corrispettivo a titolo di acquisto più impegni finanziari successivi nella nuova realtà produttiva. In effetti il confronto fra le due offerte non è facile poiché, al di là del mero corrispettivo di acquisto, si inseriscono altri fattori quali: le modalità di pagamento di tale corrispettivo, gli impegni a mantenere i livelli occupazionali dell'Alfa, l'ammontare degli investimenti che i due acquirenti promettono di fare nella azienda acquisita. Queste complessità favoriscono il fiorire di numerose polemiche.

Gianni Agnelli nel 1986 a Venezia, in occasione dell'inaugurazione del nuovo Palazzo Grassi.

Nell'autunno si risolve poi un problema già vivo da qualche anno: la presenza di una banca dello stato libico nella compagine azionaria. Tale presenza ha già dato luogo a numerosi problemi alla Fiat per i rapporti che il gruppo tiene con numerose società ed enti statunitensi, arrivando a essere causa di rifiuto di acquisto di forniture di aziende del gruppo da parte di enti federali americani o di società private, le quali però lavorano per la Difesa statunitense. Proprio nella primavera la tensione giunge al culmine: il 15 aprile 1986 uno stormo di cacciabombardieri americani attacca una base navale libica presso Bengasi e la residenza dello stesso Gheddafi vicino a Tripoli (Operazione El Dorado Canyon), in ritorsione a una serie di attentati contro basi americane e luoghi frequentati da americani, la cui responsabilità viene attribuita dall'amministrazione USA al governo libico. Poche ore dopo due missili libici cadono non lontano dalle coste dell'isola di Lampedusa. Dopo una trattativa durata qualche mese con i rappresentanti della banca libica la quota Fiat in mano ad essa viene riacquistata da una delle "casseforti di famiglia", l'IFIL (settembre 1986). L'operazione, studiata da Agnelli e Romiti con Enrico Cuccia, che vede coinvolte sia Mediobanca che la Deutsche Bank, è una manovra finanziaria complicata, che nel complesso riesce ma solleva molte critiche.

Nel 1987 Gianni Agnelli blinda il controllo della Fiat da parte della famiglia costituendo la Società in accomandita per azioni Giovanni Agnelli, nella quale confluiscono le partecipazioni degli ormai numerosissimi componenti della famiglia. Questa "tecnica" verrà presto utilizzata da altri industriali. Inspiegabilmente, alla fine del 1988, l'artefice della potente ripresa dell'azienda sui mercati italiano ed europeo, Vittorio Ghidella, viene bruscamente allontanato dalla Fiat dopo essere stato sugli scudi per tanto tempo. Due anni prima lo stesso Gianni Agnelli, entusiasta dei risultati ottenuti da Ghidella, l'aveva pubblicamente indicato come il futuro successore di Cesare Romiti. Intanto incomincia a pesare anche in Italia la concorrenza di avversari temibilissimi: i giapponesi.

Anni 2000

Al principio degli anni 2000, Gianni Agnelli, convinto che la Fiat non ce la farà da sola ad affrontare la sfida del mercato mondiale (fra il 1990 e il 2001 la quota di mercato FIAT in Italia si è ridotta da circa il 53% a circa il 35% e in Europa da poco più del 14% a meno del 10%), apre agli americani della General Motors (GM), con i quali conclude un'intesa: la grande azienda statunitense acquista il 20% della Fiat Auto pagandolo con azioni proprie (un aumento di capitale riservato alla Fiat) che valgono in totale circa il 5% dell'intero capitale GM e la Fiat ottiene una clausola put, il diritto esercitabile in questo caso dopo due anni ed entro gli otto successivi, di cedere a GM il rimanente 80% della Fiat Auto a un prezzo da determinarsi con certi criteri predefiniti e che GM sarà obbligata ad acquistare. Sono previste inoltre fusioni fra società costituite da stabilimenti Fiat Auto e stabilimenti Opel, la consociata europea di GM, con sede in Germania.

Funerale di Gianni Agnelli al Duomo di Torino, 26 gennaio 2003

L'accordo si rompe cinque anni dopo (sia FIAT che GM si trovano in grosse difficoltà) con un risultato opposto a quanto ipotizzato originariamente: non è la Fiat Auto che viene interamente ceduta a GM, bensì è GM che paga per evitare l'esercizio del diritto di cessione (clausola put) da parte Fiat, cedendo a quest'ultima anche le quote GM di Fiat Auto. Le società operative miste, già costituite e operanti, vengono sciolte e ognuno si riprende la sua parte, anche se GM mantiene i diritti di produzione dei motori MultiJet, che saranno montati su tutta la gamma GM e costruiti in un apposito stabilimento GM-Powertrain a Tychy, in Polonia. La crisi economica del settore auto del Gruppo Fiat trova Agnelli già in lotta contro il tumore ed egli può partecipare ormai solo in maniera limitata allo svolgersi degli eventi.

La morte

Il 24 gennaio 2003 Gianni Agnelli muore, all'età di 81 anni, a Torino nella sua storica residenza collinare Villa Frescòt (al confine con Pecetto Torinese) per carcinoma della prostata. La camera ardente viene allestita nella Pinacoteca del Lingotto, secondo il cerimoniale del Senato. Il funerale, trasmesso in diretta su Rai 1, si svolge nel Duomo di Torino, seguito da un'enorme folla. La moglie, con una lettera aperta al direttore del quotidiano La Stampa ringrazierà poi tutte le figure nazionali e internazionali e tutti i cittadini presenti. È sepolto nella monumentale cappella di famiglia presso il piccolo cimitero di Villar Perosa.

Altri interessi

Circoli

Gianni Agnelli era socio di vari circoli esclusivi, come il Circolo della Caccia a Roma, il Knickerbocker Club di New York, lo Yacht Club Costa Smeralda di Porto Cervo e il Corviglia Ski Club di St.Moritz.

Sport

«Io considero di essere stato per il passato... non mi piace la parola "mecenate", infine un supporter della Juventus che ha avuto la possibilità d'aiutarla.»

(Gianni Agnelli, 1963)
Gianni Agnelli nel 1972, a colloquio con alcuni giocatori della sua Juventus.

La figura di Gianni Agnelli fu anche intimamente legata alla storia della Juventus, la squadra di calcio del capoluogo piemontese di cui fu nominato presidente dal 1947 al 1954. La sua attività presidenziale ebbe un impatto all'interno del club simile a quello del padre Edoardo un ventennio prima, acquistando giocatori di rilievo quali Giampiero BonipertiJohn Hansen e Karl Åge Præst, decisivi per la conquista di due campionati di Serie A nel 1950 e 1952, i primi vinti dalla "vecchia Signora" in quindici anni, nonché per la trasformazione subita a livello societario, durante la sua gestione, da un club privato facente parte della casa automobilistica rivale Cisitalia, presieduta da Piero Dusio, a un'azienda indipendente con capitale privato a responsabilità limitata.

Gianni Agnelli nel 1995 insieme al tecnico juventino Marcello Lippi

Dopo l'attività di presidente del club calcistico, rimase legato ai colori bianconeri svolgendo diverse attività dirigenziali in qualità di presidente onorario, con cui poté mantenere la sua influenza sul club fino al 1994, anno in cui consegnò tali attività a suo fratello Umberto, permettendo ai bianconeri di ottenere altri dieci titoli di campione d'Italia, quattro coppe nazionali, una Coppa Intercontinentale, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, tre Coppe UEFA e una Supercoppa UEFA, per un totale di 23 trofei ufficiali in 48 anni; facendone una delle personalità più importanti nella storia dello sport. Le sue quotidiane telefonate delle 6 del mattino al celebre capitano della squadra prima e a sua volta presidente poi, Giampiero Boniperti, effettuate da dovunque fosse, sono leggendarie.

Nel 2000 fu nominato presidente del comitato d'onore di Torino 2006 e acclamato membro onorario del CIO, cariche che ricoprì fino alla morte.

L'editoria

Gianni Agnelli fu presente anche nell'editoria, sia pure attraverso la Fiat. Il 100% del quotidiano La Stampa era, fin dal 1926, di proprietà della Fiat e lo è tuttora. Anche il Corriere della Sera lo fu per un terzo del capitale dal 1973 al 1974 quando Gianni Agnelli decise di cedere la partecipazione. Ci rientrerà dieci anni dopo acquistando, attraverso la Gemina, società finanziaria collegata Fiat, poco più del 46% della Rizzoli, nel corso di un'operazione di "salvataggio" della società editrice, che in quel momento era piuttosto malandata.

Confindustria

Nel 1974 Gianni Agnelli fu eletto presidente della Confindustria, il sindacato degli industriali. La sua politica fu una sorta di appeasement verso i sindacati nella speranza che l'asprezza delle lotte si mitigasse e fosse possibile così riprendere lo slancio produttivo. L'interlocutore privilegiato divenne Luciano Lama, segretario generale della CGIL e responsabile della politica dei tre sindacati principali (la cosiddetta "triplice", cioè CGIL, CISL e UIL).

L'effetto principale fu l'accordo sulla cosiddetta scala mobile, il meccanismo di indicizzazione dei salari al costo della vita. L'accordo fu trovato, il meccanismo precedente fu modificato e fu anche abolita la differenziazione fra categorie: lo scatto di contingenza (importo mensile lordo da corrispondere in più a ogni punto di incremento del costo della vita) diveniva uguale per tutti, dal semplice manovale allo specialista, al quadro impiegatizio della categoria più alta prima della dirigenza.

Agnelli lasciò la presidenza della Confindustria nel 1976: il suo operato fu successivamente fortemente criticato (l'accusa era quella di aver fatto delle concessioni troppo ampie, incompatibili con la situazione economica e a lungo termine dannose anche per le maestranze, in quanto nel meccanismo di adeguamento si celerebbe un fattore moltiplicativo dell'inflazione). In compenso la conflittualità all'interno delle fabbriche non si ridusse, anzi si accrebbe e si aggravò, come dimostrarono i fatti negli anni subito a seguire.

La presenza nelle istituzioni

Gianni Agnelli nel 1983

Il primo incarico di natura pubblica lo ricevette nel 1961 quando, in occasione dei festeggiamenti per il primo centenario dell'unità d'Italia, fu nominato presidente dell'Esposizione internazionale del lavoro. All'inizio del 1976 l'allora segretario del Partito Repubblicano Ugo La Malfa offrì a Gianni Agnelli una candidatura nelle liste del partito per le elezioni politiche che si sarebbero svolte in giugno e a un primo momento parve che Gianni Agnelli avesse una certa intenzione di aderire alla proposta, ma poi declinò l'invito, avendo nel frattempo il fratello Umberto accettata la candidatura nella Democrazia Cristiana (Umberto verrà poi eletto senatore nelle file della DC).

Nel 1991 venne nominato senatore a vita dall'allora presidente della Repubblica Italiana Francesco Cossiga: Agnelli si iscrisse al Gruppo per le Autonomie e venne ammesso alla Commissione Difesa del senato. Nel 1994 fu tra i tre senatori a vita (insieme a Giovanni Leone e allo stesso Cossiga) a votare la fiducia al primo governo Berlusconi (e fu la prima volta nella storia d'Italia che i senatori a vita furono decisivi per la fiducia a un esecutivo), nonostante avesse dichiarato, quando Berlusconi stava per entrare in politica: «Se vince, avrà vinto un imprenditore, se perde avrà perso Berlusconi». Quando però nel 1998 cadde il governo Prodi I e fu nominato premier Massimo D'Alema, il primo post-comunista, fece scalpore il suo voto a favore della fiduciacome ebbe a spiegare alla stampa: «... oggi in Italia un governo di sinistra è l'unico che possa fare politiche di destra».[senza fonte]

Vita privata

Nonostante le apparenze di uomo composto, Gianni fu molto disinvolto nelle sue relazioni. Come riportato da un documentario americano del 2017, prodotto dalla rete TV HBO, presentato al festival del cinema di Venezia e da molte pagine web, godendo di un indiscusso fascino, Gianni si divertiva molto con relazioni e avventure galanti, che consumava nelle sue numerose garçonnière.

Tra le tante sue donne si ricordano le più famose, come Anita EkbergDalila Di Lazzaro e persino Jacqueline Bouvier. Alcune di queste sono state rivelate dalle stesse interessate, magari dopo la sua morte; altre informazioni e foto sono state soffocate sul nascere, da familiari e da illustri collaboratori.

Gianni amava molto anche correre con tutti i mezzi e particolarmente in automobile, ignorando i limiti di velocità, con conseguenze a volte gravi, tra cui il sopra citato incidente del 1952, che gli compromise la gamba. Egli stava infatti cercando di raggiungere urgentemente a Montecarlo la sua amante, Pamela Digby Churchill, già nuora del famoso statista inglese Winston Churchill, che aveva minacciato di lasciarlo, dopo averlo sorpreso con un'altra donna.

Onorificenze

Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana
  — 27 dicembre 1967
Cavaliere del lavoro - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere del lavoro
  «Laureatosi in giurisprudenza presso l'Università di Torino, partecipò alla seconda Guerra Mondiale meritandosi al termine delle ostilità la croce di guerra al V.M. Dopo la parentesi bellica, assunse il suo posto di responsabilità alla Fiat. Nel 1949 fu nominato Vice Presidente, nel 1964 Amministratore Delegato e infine nel 1966, presidente della Società. Sotto la Presidenza di Giovanni Agnelli la Fiat ha realizzato la sua trasformazione in società multinazionale sviluppando le proprie attività anche in nuovi campi fino ad assumere l'assetto di "holding" operante in ben undici diversi settori dell'industria meccanica. Dal maggio 1974 al giugno 1976, ha ricoperto la carica di Presidente della Confederazione Generale dell'Industria Italiana.»
— 1977
Medaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell'arte - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell'arte
  «Mecenate»
— 2 giugno 1987
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria Croce di guerra al valor militare
  «Comandante di coppia di autoblindo in azione di ricognizione, ripetutamente mitragliata da bassa quota da numerosi apparecchi nemici reagiva tenacemente, continuando nell'azione malgrado che il suo mezzo fosse stato colpito ed immobilizzato. Rientrato alla base ne ripartiva per continuare la missione, raggiungendo per primo e interrompendo una importante rotabile.»
— Gebel Majoura (Tunisia) 13 febbraio 1943
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria Croce al merito di guerra
   
Medaglia commemorativa del periodo bellico 1940–43 - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia commemorativa del periodo bellico 1940–43
   

Ascendenza

      Genitori     Nonni     Bisnonni     Trisnonni
                  Edoardo Agnelli     Giuseppe Francesco Agnelli  
   
    Maria Maggia  
Giovanni Agnelli    
    Aniceta Frisetti Giovanni Frisetti  
     
    Anna Lavista  
Edoardo Agnelli    
    Leopoldo Francesco Primo Boselli Giuseppe Boselli  
     
    Maddalena Lampugnani  
Clara Boselli    
    Maddalena Lampugnani Luigi Lampugnani  
     
    Maria Sanpietro  
Gianni Agnelli    
  Ranieri Bourbon del Monte, III principe di San Faustino Francesco Bourbon del Monte, marchese di Monte Santa Maria  
     
    Carolina Scarampi di Pruney  
Carlo Bourbon del Monte, IV principe di San Faustino    
    Maria Francesca Massimo Vittorio Emanuele Camillo IX Massimo, II principe di Arsoli  
     
    Maria Giacinta Della Porta Rodiani  
Virginia Bourbon del Monte    
    George W. Campbell Jr. George W. Campbell  
     
    Harriett Campbell  
Jane Allen Campbell    
    Virginia Watson Alexander Watson  
     
       
   

 

Eredità

La documentazione prodotta da Gianni Agnelli durante il periodo della sua attività nell'azienda di famiglia (1966-2003) è conservata nel fondo Fiat dell'Archivio storico Fiat.

Gianni Agnelli è stato uno degli imprenditori più celebri d’Italia. Senatore della Repubblica dal 1991 alla morte nel 2003, è stato il principale azionista della FiIAT. Scopriamo qualcosa di più su di lui.

Età

Gianni Agnelli, conosciuto come l’Avvocato pur non avendo mai conseguito il titolo dopo la laurea in Giurisprudenza, è nato a Torino il 12 marzo 1921 ed è venuto a mancare nella sua città il 24 gennaio 2003. Ciò significa che, se fosse vivo, oggi come oggi compirebbe 100 anni.

Figli

Gianni Agnelli ha avuto due figli: Edoardo, nato nel 1954 e morto suicida nel 2000 a soli 46 anni, e Margherita, madre di John e Lapo Elkann.

Mogli

Gianni Agnelli si è sposato nel 1953 con Marella Caracciolo dei Principi di Castagneto, madre dei suoi figli. La moglie dell’Avvocato è venuta a mancare nel 2019. Nel corso della sua vita, Gianni Angelli ha amato alcune delle donne più belle del mondo, da Anita Ekberg fino a Jacqueline Kennedy.

Patrimonio

 

Il patrimonio di Gianni Agnelli è davvero ingente. Se fino a qualche anno fa si parlava di una somma di 109 milioni di euro, nel 2018 il quotidiano L’Espresso ha parlato di un vero e proprio tesoro dell’Avvocato all’estero tra società e cassaforti.

Gianni Agnelli è stato uno degli imprenditori più celebri d’Italia. Senatore della Repubblica dal 1991 alla morte nel 2003, è stato il principale azionista della FiIAT. Scopriamo qualcosa di più su di lui.

STORIA DELL’AVVOCATO GIANNI AGNELLI

Gianni Agnelli

BIOGRAFIA GIANNI AGNELLI

Portava il nome del nonno – Giovanni, fondatore della FIAT – ma tutti in vita lo conoscevano come Gianni, o meglio come l’Avvocato, un soprannome che si era guadagnato con la laurea in legge.

Affascinante, ricco, amante dello sport e dell’arte, è stato il rappresentante di spicco dell’economia italiana nel mondo, il re d’Italia senza corona – come amavano definirlo – e uno degli uomini più ammirati per il suo stile inconfondibile e la sua innata eleganza.

Gianni Agnelli nasce a Torino, il 12 marzo 1921, secondo di sette fratelli.

Suo padre Edoardo muore tragicamente in un incidente aereo nel 1935, quando Gianni ha appena 14 anni e questo lo porta a stringere un legame strettissimo con il nonno Giovanni, fondatore della FIAT (Fabbrica Italiana Automobili Torino). Il rapporto tra i due non si incrina nemmeno nei difficili anni che vedono il senatore Giovanni opporsi alla nuora Virginia Bourbon del Monte, colpevole di aver intrecciato una relazione con il giornalista Curzio Malaparte. La contesa si risolve con un compromesso firmato nel 1937, in base al quale la custodia dei sette figli rimane a Virginia, che di fatto rinuncia però a sposare in seconde nozze il suo amante. Virginia Bourbon del Monte morirà qualche anno dopo, nel 1945, a seguito di un incidente automobilistico. Nello stesso anno muore il senatore Giovanni Agnelli.

Il timone della FIAT non passa subito a Gianni Agnelli, ma a Vittorio Valletta, figura manageriale di grande spessore che guiderà l’azienda torinese per un ventennio, ponendo delle basi solidissime per la crescita della FIAT, soprattutto negli anni del boom economico. A Gianni Agnelli sono riservate, al momento, delle cariche onorarie e di rappresentanza, che gli valgono come apprendistato, e la Presidenza della Juventus, squadra di calcio che il padre Edoardo aveva portato al successo.

Il giovane erede di casa Agnelli sceglie, infatti, di seguire il consiglio di suo nonno di prendersi qualche anno di libertà, prima di immergersi nelle preoccupazioni dell’azienda. Ha conseguito una laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Torino e, giovanissimo, ha preso parte al secondo conflitto mondiale, arruolato nel 1° reggimento “Nizza Cavalleria”, così ora inizia a godersi la giovinezza, compiendo numerosi viaggi, frequentando i luoghi della mondanità e le personalità del jet-set internazionale: attrici, principi, uomini politici (è di questi anni l’inizio della sua amicizia con John Fitzgerald Kennedy).

Nel 1953 Gianni Agnelli sposa la principessa Marella Caracciolo di Castagneto, cui rimarrà accanto per tutta la vita, nonostante pettegolezzi e alcune dichiarazioni rilasciate in vita dallo stesso Avvocato (vedi la sezione “Aforismi”) lascino pensare a infedeltà coniugali. La coppia ha due figli, Edoardo – morto celibe, probabilmente suicida, a 46 anni nel 2001 – e Margherita, sposata in prime nozze con Alain Elkann, dal quale ha tre figli, John Jacob detto Jaki – erede designato alla guida del gruppo – Lapo e Ginevra, e in seconde nozze con il nobile russo Serge de Pahlen, dal quale ha avuto 5 figli.

È il 1966 quando Gianni Agnelli assume finalmente la guida della FIAT. Gli anni del miracolo economico italiano sono ormai finiti e l’Avvocato si trova a dover gestire una situazione delicata, contrassegnata da forti tensioni sociali, nota come “autunno caldo”. Sul piatto c’è il rinnovo del contratto di lavoro dei metalmeccanici – che verrà siglato nel 1970 al termine di una lunga serie di scioperi -, ma ci sono anche le problematiche legate alla politica industriale di Valletta (terra/mare/cielo). Gianni Agnelli decide così di cedere alcune quote delle produzioni della Divisione Mare e della Fiat Velivoli e di concentrarsi sul settore automobilistico: tra il ’69 e il ’70 vengono acquisite la Ferrari e la Lancia, viene avviato un ambizioso progetto per rendere noto il marchio FIAT a livello internazionale e vengono aperte unità produttive anche in Polonia, Spagna, Yugoslavia, Brasile, Argentina e Turchia.

Nel 1974 viene eletto Presidente della Confindustria, in nome di una guida che gli industriali vogliono sicura e autorevole, carica che mantiene fino al 1976. Nel 1979 raggiunge il culmine una nuova profonda crisi economica iniziata qualche anno prima, tanto che si arriva a parlare per la sola FIAT di ben 14.000 licenziamenti. Gli scontri tra l’azienda, da una parte, e i sindacati e il Partito Comunista, dall’altra, si fanno durissimi: i cancelli di Mirafiori vengono “bloccati” per ben 35 giorni, finché si arriva al 14 ottobre del 1980 alla cosiddetta “marcia dei quarantamila”, dal supposto numero di lavoratori che reclamano il diritto di poter andare a lavorare. La FIAT, sotto pressione, rinuncia ai licenziamenti e mette in cassaintegrazione 23.000 dipendenti. Per il sindacato è una sconfitta storica, per Gianni Agnelli una vittoria che può finalmente dare una svolta decisiva alla FIAT.

Agnelli, affiancato da Cesare Romiti, rilancia la Fiat in campo internazionale e, in pochi anni, la trasforma in una holding con interessi differenziati, che non si limitano più al solo settore dell’auto (in cui fra l’altro aveva ormai assorbito anche l’Alfa Romeo), ma vanno dall’editoria alle assicurazioni.

La scelta risulta vincente e gli anni ’80 si rivelano fra i più felici di tutta la storia aziendale. Agnelli si consolida sempre di più come figura di spicco dell’Italia nel mondo, di re senza corona e di uomo di stile. I suo vezzi, le sue stravaganze in fatto di stile diventano simbolo di eleganza e di raffinatezza: a cominciare dall’imitatissima “erre moscia” fino all’orologio sul polsino.

Intervistato dalle riviste di tutto mondo, si può permettere giudizi ironici e talvolta taglienti su chiunque, dai politici in carica, ai giocatori di calcio, specie se della Juventus, che segue sempre con passione, anche se, curiosamente, allo stadio ha l’abitudine di assistere a un solo tempo di gioco, il primo.

Nel 1991, Gianni Agnelli è nominato senatore a vita da Francesco Cossiga. Nel 1996, compiuti i 75 anni di età, rispetta le norme statutarie dell’azienda e cede la presidenza all’ex amministratore delegato Cesare Romiti, cui succederà poi, nel 1999, Paolo Fresco. In realtà, l’Avvocato aveva designato come suo successore e futura guida della FIAT il nipote, figlio del fratello Umberto e già presidente della Piaggio, Giovanni Alberto Agnelli, detto Giovannino, che muore, però, per un tumore al cervello nel dicembre del 1997. Al suo posto, Gianni Agnelli designa come suo successore John Elkann, primogenito di sua figlia Margherita.

Il 24 gennaio 2003, Gianni Agnelli muore, nella sua residenza collinare Villa Frescòt, a seguito di una lunga malattia. La camera ardente viene allestita nella pinacoteca del Lingotto, secondo il cerimoniale del Senato. Il funerale, trasmesso in diretta da Rai Uno, si svolge al Duomo di Torino, seguito da un’enorme folla. Gianni Agnelli è sepolto nella monumentale cappella di famiglia presso il piccolo cimitero di Villar Perosa, nei pressi della storica dimora estiva degli Agnelli.

Marella Caracciolo (1927-2019)

 

Moglie di Gianni Agnelli

Marella Caracciolo davanti al Duomo di Spoleto, in una foto degli anni '50

Marella Caracciolo di Castagneto (Firenze4 maggio 1927 – Torino23 febbraio 2019) è stata una collezionista d'artedesigner e fotografa italiana. Era la moglie di Gianni Agnelli. Dalla morte del marito avvenuta nel 2003 divenne conosciuta come la "Vedova Agnelli".

Biografia

Origini

Nata a Firenze da una famiglia dell'antica aristocrazia napoletana, in gioventù visse in diversi paesi d'Europa al seguito del padre diplomatico, Filippo Caracciolo di Castagneto. La madre Margaret Clarke era statunitense di Peoria (Illinois). Un suo fratello, Carlo Caracciolo, fu fondatore insieme con Eugenio Scalfari del gruppo editoriale l'Espresso-La Repubblica. Un altro fratello, Nicola Caracciolo, divenne giornalista, studioso di storia contemporanea e autore televisivo.

La gioventù tra l'Europa e gli Stati Uniti

Dopo aver seguito gli studi superiori e conseguito il diploma in Svizzera, frequentò l'Académie des beaux-arts e quindi l'Académie Julian di Parigi. Intraprese l'attività di fotografa a New York, lavorando come assistente di Erwin Blumenfeld, e in seguito, rientrata in Italia, lavorò saltuariamente come redattrice e fotografa per la casa editrice di Vogue, la Condé Nast.

Il matrimonio, i figli, i nipoti

Il 19 novembre 1953 Marella Caracciolo sposò Gianni Agnelli nel castello di Osthoffen, a Strasburgo, in Francia, dove il padre aveva la carica di rappresentante diplomatico italiano presso il Consiglio d'Europa.

Madre di Edoardo e di Margherita Agnelli, ebbe dalla secondogenita otto nipoti: i fratelli John e Lapo, componenti dell'attuale consiglio d'amministrazione della FIAT e della JuventusGinevraPietroSofiaMariaAnna e Tatiana. Gli ultimi cinque nipoti nacquero delle nozze di Margherita con Serge de Pahlen, mentre i primi tre dal suo primo matrimonio con Alain Elkann.

Marella aveva poi dieci bisnipoti: Leone, Oceano e Vita dal matrimonio di John con Lavinia Borromeo; Giacomo, Pietro e Marella dal matrimonio di Ginevra con Giovanni Gaetani dell'Aquila d'Aragona; Anastasia, Serge, Roman e Margherita sono figli di Maria de Pahlen: il padre dei primi due (che vivono in Svizzera con i nonni materni) è il suo ex-marito Georg Maevskiy, georgiano.

Designer di tessuti

Nel 1973 intraprese la carriera di designer di alta moda, specializzandosi in particolare nella realizzazione di disegni per stoffe d'arredamento.

Il successo nella carriera le meritò negli Stati Uniti il prestigioso premio "Product Design Award of the Resources Council Inc.", conferitole nel 1977.

La sua eleganza nel vestire, invece, la portò a comparire nella Hall of Fame della rivista Vanity Fair, insieme con il marito Gianni Agnelli e al nipote Lapo Elkann.[2]

Il giardinaggio

Appassionata di giardinaggio, divenne nota per aver curato la progettazione di giardini nelle sue dimore, Villa Frescot sulla collina di Torino e Villar Perosa nei pressi di Torino e quella di Marrakech in Marocco, dove viveva stabilmente dal 2005. Trasformando poi il suo hobby in una professione, scrisse diversi libri di giardinaggio e di fotografia, tra cui due sull'oasi di Ninfa, situata nella tenuta Caetani di Cisterna di Latina. In onore di questa sua passione è stata a lei dedicata una rosa.

Fu membro dell'International Council del MOMA di New York, del Tate International Council di Londra, del Board degli Amici dei Giardini Botanici Hanbury, presidente honoris causa della Riserva Naturalistica Torrente Chisone di Villar Perosa e presidente dell'Associazione Amici Torinesi Arte Contemporanea.

I ritratti

Fu immortalata da alcuni fotografi fra i quali Clifford Coffin, che la ritrasse insieme con altre dame dell'aristocrazia italiana per l'edizione del 1º marzo 1949 di Vogue USA, e Richard Avedon che, riferendosi al suo collo sottile e allungato, la soprannominò "il cigno".

Fu ritratta anche da Andy Warhol, che la inserì insieme con il marito in una delle sue famose serie di serigrafie colorate.

Ebbe modo di frequentare numerosi personaggi del mondo dell'arte e della letteratura. Tra questi, lo scrittore statunitense Truman Capote, la cui amicizia è stata richiamata anche nel film statunitense Infamous, dove il ruolo di Marella è interpretato dall'attrice Isabella Rossellini.

Il mecenatismo

Grandi collezionisti d'arte, Gianni e Marella Agnelli possedevano opere di CanalettoBellottoCanovaManetRenoirPicassoMatisseSeverini e Modigliani. Una parte di questa collezione privata è stata donata alla "Fondazione Giovanni e Marella Agnelli" ed è esposta nella Pinacoteca dal Lingotto dal settembre 2002, pochi mesi prima della morte di Gianni Agnelli. La struttura che la ospita, detta lo Scrigno per la sua particolarissima forma, è stata progettata da Renzo Piano sul tetto dell'edificio del Lingotto, storica sede della FIAT.

Morte

Morì nella sua casa di Torino il 23 febbraio 2019, per le complicazioni della malattia di Parkinson; totalmente invalida da anni, negli ultimi tempi era anche alimentata artificialmente. Le esequie si tennero in forma strettamente privata il 25 febbraio alle ore 11 nella chiesa di San Pietro in Vincoli a Villar Perosa e furono presiedute da monsignor Derio Olivero, vescovo di Pinerolo. Al termine del rito la salma venne tumulata nella cappella di famiglia nel cimitero cittadino.

Opere

  • Marella Agnelli, Giardino segreto, Milano, Rizzoli, 1998, 224 pp. - ISBN 88-17-67997-6
  • Marella Agnelli, Marella Caracciolo, Giuppi Pietromarchi, Ninfa ieri e oggi, Torino-London-New York-Venezia, Allemandi, 1998 - ISBN 88-422-0718-7.
  • Marella Agnelli, Il giardino di ninfa, Torino-London-New York-Venezia, Allemandi, 2000, 164 pp. - ISBN 88-422-0542-7
  • Marella Agnelli, Ho coltivato il mio giardino, Milano, Adelphi 2014, 304 pp. - ISBN 978-88-459-2943-4
  • Marella Agnelli. La signora Gocà, Piccola Biblioteca Adelphi, 2015 - ISBN 9788845930409

Onorificenze

Grande Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria Grande Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana
  — Roma, 13 settembre 2000. Su proposta del Presidente della Repubblica.

Ascendenza

      Genitori     Nonni     Bisnonni     Trisnonni
                  Filippo Caracciolo di Castagneto     Nicola Caracciolo di Castagneto  
   
    Emanuela Caracciolo di Sant'Eramo  
Nicola Caracciolo di Castagneto    
    Emilia Compagna Giuliano Campagna, barone  
     
    Giulia Pandola  
Filippo Caracciolo di Castagneto, VIII principe di Castagneto    
    Ippolito Mele Barese  
     
     
Meralda Mele Barrese    
    Elizabeth Lilian Mackworth-Praed Winthrop Mackworth-Praed  
     
    Helen Bogle  
Marella Caracciolo di Castagneto    
  Charles S. Clarke  
     
     
Charles Corning Clarke    
    Melissa Randall  
     
     
Margaret Clarke    
    Charles Emmet Chandler Charles Chandler  
     
    Mary Carol Richard  
Alice Chandler    
    Cordelia Beard Alfred Beard  
     
   

Edoardo Agnelli (1954-2000)

Figlio di Gianni Agnelli e Marella Caracciolo

Edoardo Agnelli (a destra) e il padre Gianni assistono a una partita della Juventus, 1990 circa.

Edoardo Agnelli (New York9 giugno 1954 – Fossano15 novembre 2000) è stato uno dei due figli di Gianni Agnelli e Marella Caracciolo di Castagneto, morto suicida a 46 anni.

Biografia

Compie gli studi superiori al Liceo classico Massimo d'Azeglio di Torino, poi frequenta l'Atlantic College nel Regno Unito e l'Università di Princeton negli Stati Uniti d'America, dove consegue una laurea in lettere moderne. Designato dal padre come eventuale successore al vertice dell'azienda di famiglia, ben presto rivelerà scarso interesse per il mondo degli affari, dedicando maggior attenzione a temi filosofici e spirituali. A 22 anni polemizza sulla stampa contro Margherita Hack, difendendo i valori dell'astrologia. Compie viaggi in India, dove incontra il Maestro Sathya Sai Baba, e successivamente si reca a Teheran, dove rimane colpito dalla figura mistica dell'ayatollah Khomeini e si avvicina all'Islam sciita.

In seguito torna molte volte in Iran, così come in Kenya, dove viene arrestato il 20 agosto 1990, a Malindi, poiché trovato in possesso di eroina,[1] venendo successivamente assolto dalle autorità locali. Agnelli viene inoltre prosciolto nell'autunno dello stesso anno dall'accusa di spaccio di stupefacenti.

Edoardo Agnelli (a destra) partecipa a una Jumuʿa dell'ayatollah Ali Khamenei a Teheran, 3 aprile 1981

Nelle rare interviste concesse alla stampa, afferma di voler prendere le distanze dai valori del capitalismo e sostiene di volersi dedicare a studi di teologia.

La mattina del 15 novembre 2000 il suo corpo senza vita venne rinvenuto presso la base del trentacinquesimo pilone del viadotto autostradale "Generale Franco Romano" della Torino-Savona, nei pressi di Fossano; la sua Fiat Croma, con il motore ancora acceso e il bagagliaio socchiuso, era parcheggiata a lato della carreggiata del viadotto sovrastante che attraversa il fiume Stura di Demonte. La magistratura concluse presto le indagini formulando l'ipotesi del suicidio.

È sepolto nella monumentale tomba di famiglia, che sovrasta il cimitero di Villar Perosa, accanto al cugino Giovanni Alberto Agnelli, agli zii Umberto e Giorgio e di fronte al padre e alla madre.

Margherita Agnelli (1955)

 

Figlia di Gianni Agnelli e Marella Caracciolo

MARGHERITA AGNELLI – Camilla Baresani.com

Margherita Agnelli de Pahlen è nata a Losanna il 26 ottobre 1955. Suo padre era il famoso Gianni Angelli, deceduto nel 2003. In pochi anni la donna ha poi perso anche il fratello Edoardo, suicidato nel 2000, e la madre Marella, scomparsa l’anno scorso. In questo modo Margherita è rimasta l’unica erede dell’intero patrimonio di famiglia. L’assenza della donna alla funzione in suffragio del padre, avvenuta a un anno dalla morte, al funerale dello zio Umberto, e alle nozze del figlio John Elkann con Lavinia Borromero sono state oggetto di numerosi pettegolezzi.

Della vita privata di Margherita Agnelli, figlia del celebre Gianni, non si è mai saputo troppo. Nonostante la forte curiosità generale, la donna ha sempre tenuto se stessa lontana dalle luci dei riflettori che spesso illuminano la sua famiglia. Nel 1975, all’età di appena 20 anni, Margherita ha sposato il giornalista italo-francese Alain Elkann, dal quale ha avuto tre figli: Lapo, John e Ginevra. Nel 1981, dopo il divorzio da eLKANN, si è sposata con il conte francese Serge de Pahlen, dal quale ha avuto altri cinque figli: Pietro, Sofia, Anna, Maria e Tatiana.

Il 31 maggio 2007, ha fatto causa alla madre ed ai tre uomini di fiducia dell’ex presidente della Fiat, Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e Siegfrid Maron. Sostenendo che che i beni sarebbero stati omessi dalla tenuta, ha chiesto un esame dettagliato del patrimonio professionale e personale del padre, che ha ereditato con la madre dopo trattative e un atto di divisione del 2 marzo 2004. In cambio di immobili, opere d’arte, per una somma di 109 milioni di euro, per un totale di 1.166 miliardi di euro, ha accettato di cedere i suoi diritti a Dicembre, la società che detiene le quote industriali e finanziarie della famiglia, alla madre Marella, pur rinunciando anticipatamente alla successione di quest’ultima. Successivamente, ha ceduto tutte le sue quote al nipote John Elkann. Questo accordo è stato concluso quando la quota Fiat valeva 5 euro.

Allo stesso tempo, ha chiesto un esame della gestione dei beni paterni dal 1993. La prima udienza del procedimento da lei avviato, si è svolta il 9 gennaio 2008 a Torino. La difesa ne chiede la sospensione, invocando l’incompetenza del giudice italiano. Infatti, secondo il difensore di Marella Agnelli, Marco Weigmann, l’accordo del 2004, firmato tra Margherita Agnelli e sua madre, entrambe residenti in Svizzera, è regolato dalla legge svizzera .

Durante l’estate 2009, Canale 5 ha rivelato che era stata aperta un’indagine da parte dell’Amministrazione finanziaria italiana, su una possibile evasione di 1.463 miliardi di euro in paradisi fiscali , in Svizzera e Lussemburgo.

Una sentenza della Corte di Cassazione Italiana dell’ottobre 2008 ha dichiarato che la giustizia italiana aveva giurisdizione in questo processo, come sostenuto da Margherita Agnelli. La sentenza sulla ricevibilità della denuncia di Margherita Agnelli è stata quindi emessa nel marzo 2010, a Torino ed ha costretto Margherita a fare appello.

Contestualmente al procedimento italiano, Margherita Agnelli ha intentato un’azione legale a Ginevra contro due società, chiedendo che rendessero conto dei mandati di gestione immobiliare che Giovanni Agnelli aveva loro affidato.

Il 7 ottobre 2010, la giustizia di Ginevra si dichiara competente a pronunciarsi su questo contenzioso che contrappone Margherita Agnelli a due società che gestivano i beni del padre. Secondo il tribunale federale, è probabile che Giovanni Agnelli avesse istituito una “struttura complessa di gestione di società estere” con tre uomini di fiducia in posizioni chiave.

Per quanto riguarda la vita privata, all’età di 20 anni, nel 1975, ha sposato il giornalista italo-francese, Alain Elkann, dal quale ha avuto tre figli: Lapo, John e Ginevra. Nel 1981, dopo il divorzio, si è sposata con il conte francese Serge de Pahlen, dal quale ha avuto altri cinque figli: Pietro, Sofia, Anna, Maria e Tatiana.

Una vita discreta, lontano dal clamore della vita mondana, in linea con la tradizione della famiglia. Otto figli con due diversi coniugi (come è successo a molti Agnelli), l’abitudine a essere cittadini del mondo.
Di Margherita Agnelli, la figlia di Gianni, non si è mai saputo molto, né – in verità – si è mai avvertita la pressione della curiosità popolare, proprio per il suo essere perfettamente allineata alla discrezione della famiglia. Poi, improvvisamente, dopo la morte del padre e in coincidenza con l’annuncio delle nozze del primogenito John “Jaki” Elkann con Lavinia Borromeo, sono cominciate a circolare voci su un dissidio profondo riguardo all’interpretazione delle volontà testamentarie di Gianni Agnelli. L’assenza di Margherita alla funzione in suffragio del padre a un anno dalla morte, l’assenza al funerale dello zio Umberto, e la terza assenza, clamorosa, dalle partecipazioni di nozze di John e Lavinia sono state oggetto di numerosi pettegolezzi.

Ho incontrato Margherita nella villa sul lago di Ginevra, dove vive col marito Serge de Pahlen, e le tre figlie più giovani. Una giornata di chiacchiere con lei, il marito e le due belle gemelle sedicenni, attorniati da tutte le cose che ci si immagina debbano accompagnare la vita della figlia di Gianni e Marella Agnelli: parco con piante secolari, cavalli, fiori, cani, ambienti spaziosi e di sobria ricchezza.
Sul tavolino del salotto, coperto di libri fotografici, spicca un pacchetto di cartine Rizla: Margherita fuma, ma si prepara da sé le sigarette, che poi accende e regolarmente lascia spegnere ben prima della fine.
Vestita con lo stesso stile fantasioso e vivace con cui ha personalmente arredato la casa, spiega come si sono svolti i fatti che hanno rischiato di spaccare la famiglia e che ora sembrano definitivamente risolti.
Come è sorto questo dissidio?
«Dissidio è probabilmente la parola giusta, perché tengo a precisare che non è mai scoppiata una guerra, né ci sono state liti in famiglia. Si è trattato di incomprensioni, anche profonde, che però sono state definite e risolte in un anno di lavoro dei miei legali».
E da quale episodio in particolare sono nate queste incomprensioni?
«Sei giorni dopo la morte di mio padre, il 30 gennaio 2003, è stato aperto l’asse ereditiario senza che io, la sua unica figlia, fossi presente. Quando ne chiesi ragione ai consulenti che si occupavano dell’esecuzione delle volontà testamentarie, mi dissero che la mia presenza era superflua».
Lei si fidava di queste persone?
«Certamente, visto che mio padre ne aveva assoluta fiducia e stima. Pensi che spesso, poiché desiderava che io fossi informata della situazione patrimoniale della famiglia, mi diceva “Vai da loro e fatti spiegare”».
E loro le spiegavano.
«No. Erano evasivi e sbrigativi. Ma questo, in un certo senso, lo consideravo normale. Sono uomini di vecchio stampo e probabilmente, dal loro punto di vista, le donne non andrebbero tenute al corrente».
Hanno proseguito sulla stessa linea dopo la morte di suo padre?
«No, purtroppo. O perlomeno: alla morte di mio padre, questi consulenti avevano ritenuto superfluo discutere con me la situazione patrimoniale e le modalità di esecuzione delle volontà testamentarie di mio padre, così come le aveva espresse nelle nostre tante conversazioni e nei tre testamenti olografi. Fino a quel momento, insomma, potevo pensare che si trattasse solo dei consueti modi reticenti. Ma il 24 febbraio 2003 ci ritrovammo tutti davanti al notaio, e io chiesi delle spiegazioni sul contenuto dei documenti che mi erano stati presentati perché li firmassi. A quel punto, dall’altro lato del tavolo, mi venne detto: “Lei non è degna di essere la figlia di suo padre né di farne la volontà”».
E ha firmato?
«No, non ho firmato nulla».
A quel punto a chi si è rivolta?
«Telefonai subito allo zio Umberto, spiegandogli cos’era successo e chiedendogli se quella situazione fosse normale. Naturalmente disse di no e fece in modo, insieme a mio figlio John, che l’asse ereditario venisse riequilibrato fra tutti gli altri fratelli, gli Elkann e i de Pahlen. Impresa poi condotta a termine dai miei avvocati. E così, infine, la volontà di mio padre è stata rispettata».
Quindi, se ho capito bene, lei non è stata ostacolata dalla famiglia Agnelli nel ristabilire un equilibrio.
«No, nessun ostacolo, anzi: non solo lo zio Umberto mi ha aiutato finché ha potuto, ma anche le zie, che non potevano aiutarmi, hanno capito benissimo lo spirito e le ragioni del mio agire. Se non sono andata al funerale dello zio Umberto è stato unicamente perché non ero nello stato d’animo di affrontare eventi pubblici, ma sono stata con lui e la sua famiglia fino alla sera prima».
E sua madre?
«Mia madre è una donna d’altri tempi, che non si è mai occupata degli affari della famiglia. E alla morte del marito aveva ritenuto opportuno affidarsi alle persone che erano sempre state nella piena fiducia di mio padre. Ma ora che è stato ristabilito un principio di equità, ritengo che anche lei ne sia più che soddisfatta».
Sono rimasti dei rancori?
«No, assolutamente. Quella frase lanciata dall’altro lato del tavolo aveva fatto sorgere anzitutto un problema di onore, mio e della famiglia. Questo è stato un anno particolarmente doloroso per me, perché per giustificare la consegna dell’asse ereditario nelle sole mani di John si era cercato, a posteriori, di squalificare il rapporto di stima e fiducia che c’è sempre stato tra me e mio padre. Ora però tutto si è chiuso con una soluzione ragionevole e io ho trovato una spiegazione di quello che è successo, una spiegazione anche comprensibile, che quindi mi lascia l’animo sgombro e finalmente sereno».
E quale sarebbe questa spiegazione?
«Vede, i consulenti di mia madre sono persone anziane che si sono trovate a dover gestire una situazione drammatica. La morte del capo della famiglia, la Fiat che versava in una situazione disastrosa, la girandola delle poltrone tra Cantarella, Fresco e Galateri: una situazione in cui francamente era molto difficile mantenersi lucidi e non lasciarsi tentare da scelte emotive. Così la volontà di mio padre è stata “interpretata” come se lui avesse lasciato il mandato di salvare la Fiat, più che quello di dividere equamente il patrimonio. E mio figlio John si è sentito caricare di una grandissima responsabilità. La soluzione che dapprima mi era stato proposto di sottoscrivere discriminava i suoi fratelli, ma lui non è stato messo nelle condizioni di serenità che gli avrebbero permesso di rendersene conto».
Adesso si sente soddisfatta?
«Per forza. Il mio unico obiettivo è sempre stato quello di tenere unita la famiglia, proprio come ho imparato da mio padre. Quindi ho combattuto, ma senza spirito vendicativo. Ora ho riconquistato la serenità. E sono sicura che mio padre sarebbe fiero di me».
Anche suo fratello Edoardo, immagino.
«Certamente. E non solo perché era un uomo molto sensibile, come tutti sanno. Credo che non si sia mai parlato abbastanza né della sua profonda intelligenza né della sua capacità di intuire i retroscena delle situazioni. Nel suo apparente distacco, mio fratello ha sempre capito le cose prima degli altri. Le sue analisi erano lucide e spesso sbalorditive. Questo, naturalmente, era ben chiaro a tutta la famiglia».
Tra lei ed Edoardo, chi era più legato al padre?
«Fra me e mio padre c’era una maggiore complicità, come sempre capita tra padre e figlia. Lui era ovviamente orgoglioso dei suoi nipoti, e negli anni non ha mai smesso di interessarsi ai loro studi, ai loro successi e problemi. Ma anche tra noi due c’è stato negli anni un dialogo fitto e continuo, un rapporto fatto di reciproca sollecitudine e del piacere di fare le cose insieme. Andavamo a visitare musei e mostre, e mi ha sempre incoraggiato quando ho iniziato a dipingere. Veniva nell’atelier che mi aveva regalato a Parigi, commentava i miei quadri, e spesso ne sceglieva qualcuno da portarsi via. Li teneva appesi nella sua camera da letto».
La villa di Ginevra, dove Margherita e la famiglia si sono trasferiti da Parigi cinque anni fa, ha alle pareti esclusivamente i suoi quadri. Adiacente al salotto c’è lo studio dove dipinge. Due cavalletti, molti libri e cd (tra i quali, stupita, ne vedo uno di Toto Cutugno), e i tubetti dei colori. Su un ripiano ci sono quattro fotografie. Una di suo padre e una del fratello Edoardo. Le chiedo chi ritraggano le altre due foto: una è di Beppe (“l’autista”), e l’altra, che mi sembrava avere qualcosa di noto, ritrae Edgardo Sogno.
Su un altro ripiano un modellino del ponte di Mostar. Le chiedo come mai sia lì.
«E’ il souvenir di un viaggio che ho fatto un paio di mesi fa con mia figlia Anna. Mi ha accompagnato in Bosnia, dove andavo a verificare un progetto di cui mi occupo da quattro anni. Sono tra i soci fondatori di BlueOrchard, un fondo d’investimento “etico” che ha in portafoglio le cosiddette microbanche, istituti che si occupano di garantire il credito a quelle persone povere che non vi avrebbero mai accesso. Persone che però, con la loro iniziativa, sono fondamentali per ricostruire il tessuto economico di zone devastate dalla guerra, dai terremoti, dalla povertà».
Uno dei tre cani di casa, l’Appenzeller, si è nel frattempo profondamente addormentato su un mio piede. Al collo una medaglietta col cognome de Pahlen e il numero di telefono di casa. Mentre cerco di sfilare il piede senza svegliarlo, faccio le ultime domande a Margherita. Inutile fingere di non essere curiosi.
Come mai fino all’ultimo sembrava che lei non sarebbe andata alle nozze di suo figlio John e Lavinia Borromeo?
«Si è trattato solo di un normalissimo conflitto generazionale. John non mi ha subito informato che aveva deciso di sposarsi – sono venuta a saperlo da altre persone -, né mi ha presentato i genitori di Lavinia. Così mi sono detta che se lui aveva deciso di non “parteciparmi” la sua decisione, non era il caso che io partecipassi le sue nozze. Ma al matrimonio non ho mai pensato di non andare. Ci mancherebbe altro! Inoltre per i ragazzi è stata una bella festa. Non sono molte le occasioni in cui i miei otto figli e i loro cugini riescono a incontrarsi e stare insieme. Il mio principale obiettivo è sempre stato far crescere i figli nella medesima atmosfera di unità famigliare che io ho vissuto con zii e cugini. E che ha garantito la forza e la stabilità della nostra famiglia».
E il suo ex marito Alain Elkann? Che impressione le ha fatto incontrarlo in occasione del matrimonio del vostro primogenito?
«Mi è sembrato soddisfatto e contento. Non saprei dire altro.
«Ma oggi la più soddisfatta e contenta sono io: ho appena saputo che John e Lavinia verranno a colazione sabato. Non vedo l’ora di stare un poco insieme nell’intimità della famiglia, fuori dalla formalità delle occasioni mondane».
Quando lei ha conosciuto Serge de Pahlen, a Londra, era da poco separata e con tre figli piccoli. E lo ha seguito dove lo portavano i suoi incarichi per la Fiat, prima in Brasile e poi a Parigi. Suo marito lavora ancora per la Fiat?
«Sì, certo. Mio marito lavora per Fiat dal 1985, e attualmente è direttore generale degli affari internazionali. Si occupa soprattutto del mercato russo».
Quindi oggi suo marito dipende da John, che ha aiutato a crescere e educare!
«Be’, in un certo senso sì. Ma soprattutto è un uomo che come me tiene all’unità della famiglia Agnelli e alla fortuna della Fiat».

John Elkann

Primogenito di Margherita Agnelli e Alain Elkann

John Philip Jacob Elkann

John Philip Jacob Elkann (New York1º aprile 1976) è un imprenditore e dirigente d'azienda italiano.

Designato dal nonno Gianni Agnelli come suo successore, è presidente e amministratore delegato della Exor N.V., una holding di investimento controllata dalla famiglia Agnelli, che ha tra i suoi investimenti anche PartnerRe, FerrariCNH Industrial e Juventus. Dal 16 Gennaio 2021 è presidente di StellantisFerrariGiovanni Agnelli B.V. e GEDI Gruppo Editoriale.

Biografia

Infanzia e formazione

John Philip Jacob Elkann nasce a New York il 1º aprile 1976, primogenito di Margherita Agnelli e del suo primo marito Alain Elkann, giornalista e scrittore. I genitori divorzieranno nel 1981 e si risposeranno entrambi. I nonni materni di Elkann erano Gianni Agnelli e Marella Caracciolo di Castagneto. Il suo prozio paterno fu il banchiere Ettore Ovazza. Ha un fratello, Lapo, e una sorella, Ginevra, e altri cinque fratellastri nati dalle seconde nozze della madre con Serge de Pahlen: Maria (nata nel 1983), Pierre (nato nel 1986), le gemelle Sophie e Anna (nate nel 1988) e Tatiana (nata nel 1990). Elkann ha frequentato la scuola elementare nel Regno Unito e in Brasile, prima che la sua famiglia si trasferisse a Parigi, dove ha conseguito la maturità scientifica al Liceo pubblico Victor Duruy nel 1994. Nel 1994 si è poi trasferito a Torino, dove ha conseguito la laurea in Ingegneria Gestionale al Politecnico nel 2000, con una tesi sulle aste on line, preparata lavorando presso la CIG (Corporate Initiatives Group) di General Electric (1999). Grazie alla permanenza in vari paesi, Elkann parla correntemente quattro lingue: italiano, inglese, francese, portoghese.

Carriera

John Elkann a Wall Street nel 2014

Durante il periodo universitario ha maturato esperienze di lavoro in numerose società mediante diversi tirocini: montaggio dei fari in una fabbrica della Magneti Marelli di Birmingham, Inghilterra (1996), linea di montaggio della Panda a Tychy, Polonia (1997), concessionaria di auto a Lille, Francia (1998), oltre che presso la General Electric.

Nel 1997 John Elkann fu scelto da suo nonno Gianni Agnelli come suo successore, a fronte della morte di Giovanni Alberto Agnelli, figlio di Umberto Agnelli e nipote di Gianni, morto a soli 33 anni, mentre si avviava a succedere allo zio a capo del Gruppo Fiat. John Elkann fece dunque ingresso a 21 anni nel Consiglio di Fiat e dell'Accomandita Giovanni Agnelli B.V.

Dopo la Laurea al Politecnico di Torino, nel 2001 è entrato alla General Electric, come membro del Corporate Audit Staff, con incarichi in AsiaStati Uniti ed Europa. Nel 2003 è entrato all'IFIL (attualmente Exor N.V.) e ha lavorato al piano di rilancio del Gruppo Fiat, del quale ha assunto la Vice Presidenza nel 2004 (è stato Consigliere di Fiat Spa dal dicembre 1997), dopo la morte del nonno Gianni Agnelli nel 2003 e del prozio Umberto Agnelli nel 2004.

Nel maggio del 2004 ha avuto un ruolo chiave nella nomina di Sergio Marchionne ad amministratore delegato di Fiat.

Nel maggio 2008, per decisione unanime dei Soci e del Consiglio di Amministrazione, viene eletto presidente dell'IFIL che, dopo la fusione con IFI, il 1º marzo 2009 è stata rinominata Exor. Il 21 aprile 2010 è stato designato presidente di Fiat Group. Il 28 aprile ha nominato suo cugino Andrea Agnelli presidente della Juventus Football Club. Il 14 maggio 2010 è stato nominato presidente della Giovanni Agnelli B.V. Dal 1º gennaio 2011 al 12 ottobre 2014 è stato presidente di Fiat SpA, società nata in seguito al deconsolidamento di Fiat Industrial e poi divenuta Fiat Chrysler Automobiles, dopo la fusione con il gruppo Chrysler. L'11 febbraio 2011 ha assunto anche la carica di amministratore delegato di Exor.

È Presidente di Ferrari N.V., Presidente di GEDI Gruppo Editoriale e membro del Consiglio di Amministrazione di The Economist e PartnerRe.

È, inoltre, membro attivo di diverse organizzazioni senza scopo di lucro e di gruppi di esperti impegnati nel dibattito geopolitico globale, e trustee del Museum of Modern Art (MoMA). Ha fatto parte del comitato di presidenza di Confindustria, dimettendosi dopo l'uscita di Fiat dal gruppo "nell'interesse dell'autonomia e dell'indipendenza dell'Associazione". Nell'aprile del 2018 ha assunto la guida della Fondazione Giovanni Agnelli ed è tra i fondatori del Collège des Ingénieurs Italia.

Nel 2013 Fortune lo ha inserito al 4º posto nella classifica dei manager under 40 più influenti al mondo.

Il 21 luglio 2018 sostituisce Sergio Marchionne, afflitto da seri problemi di salute, alla presidenza della Ferrari. Marchionne muore il 25 luglio 2018.

Nel marzo 2020, in seguito alla pandemia di COVID-19, l'amministratore delegato di FCA Mike Manley ha comunicato la decisione da parte di John Elkann e del CDA di rinunciare allo stipendio per tutto l’anno 2020.

Il 10 dicembre 2020, a seguito delle dimissioni di Louis Camilleri, assume ad interim la carica di amministratore delegato di Ferrari.

Interessi e vita privata

È soprannominato “Jaki” o “Yaki”. Il 4 settembre 2004 Elkann sposa nella cappella dell'Isola Madre sul lago Maggiore, Lavinia Ida Borromeo Arese Taverna, nata il 10 marzo 1977 a Milano, discendente da parenti di San Carlo Borromeo, e quindi appartenente alla nobile famiglia italiana del casato Borromeo. Il 27 agosto 2006 è diventato padre di Leone Mosé, l'11 novembre 2007 è nato il secondogenito Oceano Noah, mentre il 23 gennaio 2012 è nata la terzogenita Vita Talita; tutti e tre i figli sono nati nell'Ospedale pubblico Sant'Anna di Torino, a cui gli Elkann sono legati anche per opere di beneficenza.

A fine agosto 2011 partecipa con Sergio Marchionne all'annuale Meeting di Rimini organizzato da Comunione e Liberazione.

Nel 2012 ha partecipato alla riunione del Gruppo Bilderberg presso Chantilly, Virginia, USA e dagli anni successivi fa parte del suo comitato direttivo fisso (unico italiano insieme alla giornalista Lilli Gruber).

Sport

John Elkann, Giovanni Soldini e l'equipaggio del Maserati Multi V70 all'arrivo della Rolex Middle Sea Race 2020.

Nel maggio del 2012 Elkann ha partecipato insieme alla moglie Lavinia alla 30ª rievocazione storica della Mille Miglia, gara di regolarità per auto storiche, che si svolge su strade pubbliche da Brescia a Roma e ritorno. La loro Fiat 8V compare nella classifica generale al posto n. 147.

Appassionato velista, nel marzo del 2012 John Elkann ha preso parte come armatore alla traversata Miami-New York sul monoscafo Maserati del team di Giovanni Soldini, con l'obiettivo di percorrere le 947 miglia e stabilire il nuovo record nella categoria monoscafi.

A questa traversata seguiranno la partecipazione nel 2013 alla regata Transpac Race da Los Angeles a Honolulu dove si classificheranno secondi e quella della Cape2Rio da Cape Town a Rio de Janeiro, aggiudicandosi la vittoria e stabilendo il nuovo record di velocità della regata; entrambe lo vedono sempre impegnato come membro dell'equipaggio.

A gennaio 2015 viene annunciato che John Elkann tornerà in barca con Giovanni Soldini per affrontare con Maserati la Rorc Caribbean 600 Race, una regata che si disputa da febbraio in tutti i Caraibi. Nell'occasione Giovanni Soldini ha affermato che a maggio è previsto un nuovo tentativo di record San Francisco-Shanghai sempre con Maserati.. Purtroppo il Team è costretto al ritiro da una grave avaria all'impianto idraulico.

Nel maggio 2019 ha preso parte alla 28esima edizione della “Partita del cuore” per raccogliere fondi destinati alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro e alla Fondazione Telethon.

A gennaio 2020 ha nuovamente partecipato alla Cape2Rio, arrivata alla 16esima edizione, percorrendo il tragitto da Cape Town a Rio a bordo del monoscafoVOR70 Maserati di Giovanni Soldini.

Nell’ottobre 2020, nuovamente insieme al velista Giovanni Soldini, si è aggiudicato il primo posto alla 41esima edizione della Rolex Middle Sea Race a bordo del trimarano Maserati Multi 70.

Innovazione e tecnologia

Dal 2009 partecipa regolarmente alla "Media and Tech Conference" organizzata annualmente a luglio da Allen & Co. a Sun ValleyIdaho.

Collabora regolarmente con Google Camp, l'iniziativa che riunisce ogni anno imprenditori, investitori, rappresentanti delle istituzioni e pop star a Sciacca, Agrigento, e altri paesi della Sicilia.

Nel mese di giugno 2017 in qualità di editore de La Stampa è stato organizzatore e partecipante del meeting The future of Newspapers. In occasione dell'anniversario dei 150 anni dalla fondazione del quotidiano nazionale, l'evento ha riunito a Torino personalità influenti del mondo dell'informazione, quali Jeff Bezos (The Washington Post), Lionel Barber (The Financial Times), Tsuneo Kita (Nikkei), Jessica Lessin (The Information), Gary Liu (South China Morning Post Publishers), John Micklethwait (Bloomberg News), Zanny Minton Beddoes (The Economist), Mark Thompson (The New York Times), Robert Thomson (NewsCorp) e altri ancora.

Nel febbraio del 2018 ha partecipato come protagonista alla serie di podcast curata da Reid Hoffman (co-fondatore di Linkedin) Master of Scale. Nel corso dell'intervista, incentrata sul tema della necessità per le aziende di adattarsi nel corso dei decenni, ha descritto le condizioni che permettono a un'azienda di durare nei secoli (attraverso la metafora della fenice), e in particolare il caso della Fiat, dalla crisi del 2004 alla creazione del gruppo Fiat Chrysler.

Nel luglio 2020, insieme ai vertici di FCA, ha presentato in anteprima la nuova Fiat 500 ad alimentazione elettrica al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e al presidente del consiglio Giuseppe Conte.

Istruzione

Nel mese di giugno 2018 riunisce a Torino Peter Thiel, Reid Hoffman, Xavier Niel e altri imprenditori di spicco del mondo tech per il SEI Torino Forum, l'evento di lancio della nuova School of Entrepreneurship and Innovation di Torino, iniziativa sostenuta dalla Fondazione Agnelli per aiutare gli studenti universitari a far nascere nuove aziende.

Nell'aprile 2019 ha presentato al CERN di Ginevra il progetto Science Gateway, una nuova struttura per l'educazione e la divulgazione scientifica insieme a Fabiola Gianotti, direttore generale del CERN e l'architetto Renzo Piano.

Nel settembre 2019 ha presieduto l'inaugurazione delle scuole medie Fermi e Pascoli, nate da "Torino fa scuola": un progetto di Fondazione Giovanni Agnelli e Compagnia di San Paolo per la creazione di due edifici in cui sperimentare la didattica del futuro.

A partire dal mese di luglio del 2020 ha supportato l’avviamento e ampliamento di Arcipelago Educativo: un progetto nato dalla collaborazione Save the ChildrenFondazione Agnelli ed EXOR per contrastare la dispersione scolastica e le difficoltà di apprendimento, accentuate dal lockdown dovuto alla pandemia di COVID-19.

Cariche

John Elkann nel 2011

Riconoscimenti

  • Premio Appeal Of Conscience, settembre 2010

Ascendenza

      Genitori     Nonni     Bisnonni
            Jean Paul Elkann     Armand Elkann  
   
    Berthe Bloch  
Alain Elkann    
    Carla Ovazza Vittorio Ovazza  
     
    Olga Fubini  
John Elkann    
  Giovanni Agnelli Edoardo Agnelli  
     
    Virginia Bourbon Del Monte  
Margherita Agnelli    
    Marella Caracciolo di Castagneto Filippo Caracciolo di Castagneto  
     
    Margaret Clarke

Lapo Elkann

Secondogenito di Margherita Agnelli e Alain Elkann

Lapo Elkann: “Voglio riportare l'energia e la creatività dei ruggenti anni '50” - La Stampa

Lapo Edovard Elkann (New York7 ottobre 1977) è un imprenditore e socialite italiano. È presidente, fondatore e maggior azionista (53,37%) di Italia Independent Group. È presidente e fondatore di Garage Italia Customs, Independent Ideas. È stato membro del consiglio di amministrazione di Ferrari N.V. e responsabile della promozione del marchio di Fiat Group.

Biografia

Secondogenito di Margherita Agnelli e del giornalista e scrittore Alain Elkann, Lapo è fratello di John Elkann, presidente del gruppo Fiat, e di Ginevra Elkann, produttrice cinematografica, nonché nipote di Gianni Agnelli. Nasce a New York il 7 ottobre del 1977. Si diploma a Parigi presso il Liceo Victor Duruy e si laurea alla European Business School di Londra in Relazioni internazionali. Presta servizio militare nel corpo degli Alpini come soldato nella Brigata Taurinense.

Attività imprenditoriale

Comincia la sua carriera nel 1994 come operaio metalmeccanico nella catena di montaggio della Piaggio di Pontedera (come è tradizione nell'educazione dei rampolli della famiglia Agnelli), con lo pseudonimo di Lapo Rossi. Durante questo periodo partecipa anche a uno sciopero per chiedere un miglioramento delle condizioni lavorative disagevoli in catena di montaggio.

Prosegue la sua esperienza lavorativa con ruoli diversi in Salomon Smith Barney, Danone, Ferrari e nell'ufficio marketing della Maserati, dove trascorre quattro anni e mezzo. Nel 2001 diviene assistente personale per un anno di Henry Kissinger (allora appena nominato presidente della commissione incaricata di chiarire gli eventi dell'11 settembre), vecchio amico del nonno. A seguito delle peggiorate condizioni di salute di quest'ultimo, nel 2002 decide di tornare in Italia per stargli vicino.

Entrato in Fiat, Elkann chiede di potersi occupare della promozione aziendale e della comunicazione, ritenendo che il marchio FIAT soffra in questo campo, specie nel settore giovanile. Promuove l'immagine del gruppo lanciando gadget di diverso tipo, tra cui felpe indossate da lui stesso, con il marchio vintage della casa automobilistica e il lancio della Fiat Grande Punto. Nel 2004, con la nomina del fratello John Elkann a vicepresidente del gruppo, diviene responsabile della promozione per i tre marchi: Fiat, Alfa Romeo e Lancia; in questo periodo cura il lancio mondiale della nuova Fiat 500. Si dimette dall'incarico nel 2005.

Tornato in Italia a gennaio 2007 dopo un periodo di convalescenza, Elkann, con Andrea Tessitore e Giovanni Accongiagioco, fonda Italia Independent, società specializzata in produzione e vendita di occhiali di lusso, accessori e abbigliamento con la sigla "I -I" (pronuncia all'inglese), caratterizzata dalla possibilità offerta al compratore di personalizzare completamente il prodotto da acquistare. Il primo prodotto, presentato a Pitti Uomo nel gennaio 2007, è un modello di occhiali realizzato interamente in fibra di carbonio. L'azienda ha poi sviluppato una linea di abbigliamento, accessori e con numerose collaborazioni in decorazioni per casa e automotive. Oltre agli occhiali sono stati lanciati gioielli, un orologio, una bicicletta e skateboard per il trasporto urbano. Italia Independent è quotata in Borsa, sul segmento AIM, il 28 giugno 2013.

Il 4 luglio 2007 Elkann ha fondato, insieme con Alberto Fusignani e Ivanmaria Vele l'agenzia creativa Independent Ideas la cui attività è stata documentata per tre mesi, nel programma Idee in progress, del canale televisivo satellitare FoxLife. Lapo Elkann dal 30 ottobre 2007 a giugno 2008 è stato presidente onorario della società di pallavolo di Serie A1 Sparkling Volley Milano; è ambasciatore internazionale per la Triennale di Milano, ambasciatore del Tel Ashomer Hospital di Tel Aviv e membro del consiglio di amministrazione di varie aziende come la casa d'aste Phillips de Pury Auction House.

Alla fine del 2011 ha avviato un progetto di partnership con la ToyWatch, all'epoca di proprietà di Gianluca Vacchi, producendo un'edizione speciale di 1007 esemplari di orologi ToyWatch abbinati all'occhiale da sole Italia Independent della serie I-Wear, seguita l'anno successivo da una Second Unique Edition.

A dicembre dello stesso anno Lapo ha lanciato insieme con Luca Cordero di Montezemolo il progetto Ferrari Tailor Made, per costruire una Ferrari su misura, personalizzata sulle specifiche richieste del cliente.

Lapo Elkann e la sua agenzia Independent Ideas hanno partecipato insieme con il Centro Stile Fiat e Frida Giannini al progetto "500 by Gucci", lanciato a Milano il 23 febbraio 2011 e al Salone dell'Auto di Ginevra il 1º marzo 2011. Nel 2011 ha ricevuto il Premio America della Fondazione Italia USA.

Nel luglio 2013 è stato premiato con il Young Leader & Excellence Award della Automotive Hall of Fame, primo membro della famiglia Agnelli a riceverlo dopo Giovanni Agnelli, suo trisavolo.

Nel gennaio 2017 entra nel consiglio di amministrazione di Ferrari N.V., la holding che controlla l'omonima casa automobilistica. Nel dicembre 2017 inaugura a Milano in piazzale Accursio, in una vecchia stazione di servizio dell'Agip costruita in maniera particolare da Enrico Mattei negli anni Cinquanta e ristrutturata da Michele De Lucchi, "Garage Italia Food & Restaurant," una joint venture con lo chef Carlo Cracco, in cui abbinare cibo-motori-eventi. Quasi un anno e mezzo più tardi, nell'aprile 2019, il ristorante chiude e la società passa interamente sotto il controllo della holding di Lapo Elkann, Laps to Go.

A febbraio 2019 il fondo di venture capital Talent EuVeca, presieduto da Giovanna Dossena, entra con un aumento di capitale in Italia Independent (che nel frattempo è diventata Italia Independent Group, ha chiuso il bilancio 2018 con i conti economici in rosso e ha dovuto vendere vari asset) arrivando a detenere il 25,44% mentre Lapo Elkann, il maggiore azionista, ha il 53,92%.

Vita privata

È stato eletto quattro volte di seguito Best Dressed Man dalla rivista Vanity Fair, entrando nella loro Hall of Fame, di cui fanno parte anche il nonno Gianni Agnelli e la nonna Marella Caracciolo Agnelli.

È appassionato di nuove tecnologie e negli anni impara a parlare oltre all'italiano, l'inglese, il francese, il portoghese e lo spagnolo. Il carattere estroso e irriverente si palesa in numerose interviste e dichiarazioni sui media, tanto da crearne una parodia grazie al comico Ubaldo Pantani, oltre a provocare numerose critiche.

È salito alla ribalta delle cronache rosa anche per la sua vita amorosa, incominciata con la relazione, terminata nel 2005, con l'attrice Martina Stella e per i successivi numerosi flirt, tra cui si ricordano quello duraturo con la lontana cugina Bianca Brandolini d'Adda e la miliardaria kazaka Goga Ashkenazi; successivamente fa coppia con la gallerista e collaboratrice di Vogue Carlotta Loverini Botta.

L'11 ottobre 2005 viene ricoverato in gravissime condizioni presso il reparto di rianimazione dell'Ospedale Mauriziano di Torino, a causa di un'overdose per un mix di oppiacei e cocaina dopo una notte in compagnia di più persone transessuali tra cui Patrizia B., all'anagrafe Donato Broco, all'epoca 53enne, che fu la prima a chiamare l'ambulanza. Successivamente si dimette dagli incarichi in Fiat e si trasferisce in Arizona, dove incomincia una terapia riabilitativa, per proseguire con un periodo di convalescenza in una residenza di famiglia a Miami.

Nell'ottobre 2013 ha rilasciato un'intervista alla giornalista Beatrice Borromeo del giornale Il Fatto Quotidiano in cui dichiarava di aver subito abusi sessuali (non definiti) all'età di 13 anni e di essere stato mandato a studiare in un collegio di gesuiti. I Gesuiti italiani hanno però smentito che sia mai stato un loro alunno.

Ai primi di dicembre 2014 secondo il quotidiano Il Giorno, Lapo Elkann sarebbe stato filmato di nascosto durante un festino con due fratelli, che l'avrebbero ricattato in cambio del silenzio. I due ricattatori sono stati arrestati e il legale di Elkann ha contestato le dichiarazioni denigratorie nei confronti del suo cliente.

Il 29 novembre 2016 appare sui giornali la notizia di una simulazione di sequestro messa in atto dallo stesso Lapo Elkann dopo un festino a base di droga e sesso a Manhattan in compagnia di una donna. Stando alle ricostruzioni dei mass media americani, dopo aver finito il denaro a sua disposizione, avrebbe inscenato un sequestro al fine di ottenere un riscatto di 10.000 dollari dai parenti. Viene scoperto dalla polizia, che agisce su informazione della famiglia. Arrestato e rilasciato poco dopo, le accuse contro di lui sono state archiviate.

Nel dicembre 2019 rimane vittima di un grave incidente stradale in Israele: viene ricoverato all'ospedale di Tel Aviv e finisce in coma. Superata la fase di emergenza, viene trasferito in una clinica svizzera per la convalescenza..

Il 12 settembre 2020 viene fermato due volte dalla polizia, la prima per eccesso di velocità su una Ferrari, la seconda viene trovato in possesso di una quantità di cocaina tra i tre e i quattro grammi.